Due anni, tre mesi e quattro giorni dopo il blitz con 5 arresti, è scattato il sequestro preventivo, per complessivi 740mila euro. La Procura di Pavia, tramite la Guardia di finanza, ha reso nota oggi l’esecuzione del decreto applicativo “che dispone il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente di disponibilità finanziarie e partecipazioni societarie per complessivi 740mila euro nei confronti di una società cooperativa attiva in provincia di Pavia nel settore della produzione e commercializzazione di vini”.
Si tratta della Cantina sociale di Canneto Pavese, decapitata il 22 gennaio 2020 con l’operazione “Dioniso” che portò carabinieri di Stradella e Guardia di finanza di Voghera ad arrestare (ai domiciliari) l’allora presidente, la sua vice, due enologi e un mediatore (coinvolti anche due conferitori di uve, all’epoca destinatari di misura cautelare non agli arresti ma con obbligo di firma), con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agralimentari, nonché alla falsificazione e all’emissione di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti.
Le indagini erano scattate per la vendemmia 2018, con un’ispezione dell’Icqrf (Ispettorato centrale tutela qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) che portò alla luce un un consistente “ammanco di cantina”, ovvero una sostanziale differenza tra la quantità fisica di vino presente e la quantità commerciale riportata nei registri, che era decisamente superiore. Una differenza di quasi 1 milione e 200mila litri, che porta a quantificare una possibilità di vendita di merce contraffatta per un valore di svariati milioni di euro. Vino dunque contraffatto, venduto come Doc, Igt o Bio ma prodotto con uve di incerta provenienza e pure con pratiche vietate dai disciplinari di produzione. Non sofisticazioni dannose alla salute ma frode in commercio. IN ALTO IL VIDEO