Notte da incubo, a Casapesenna (Caserta), per la famiglia l’imprenditore Luciano Licenza e i suoi familiari che, all’interno della loro villa, sono stati sequestrati da una banda di ladri, intenzionati a portare via contanti e preziosi. Alla fine, dopo aver raccolto qualche migliaia di euro in cassaforte e alcuni oggetti d’oro si sono allontanati e Licenza è riuscito ad allertare le forze dell’ordine. L’episodio, reso noto dal quotidiano “Cronache di Caserta”, è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi. – continua sotto –
Sul caso indagano gli agenti della Squadra mobile di Caserta e i colleghi del posto fisso di Casapesenna che hanno acquisito le immagini di videosorveglianza della zona per cercare di risalire alla banda, forse proveniente dall’Est Europa e, al momento anche questa resta un’ipotesi, forse responsabile di altri furti compiuti di recente in abitazioni dell’agro aversano.
Originario di San Cipriano d’Aversa, e residente da tempo a Casapesenna, Luciano Licenza fu tratto in arresto nel luglio del 2015 nell’ambito dell’operazione “Medea”. Le investigazioni, all’epoca condotte dai carabinieri del Ros di Napoli su delega della Direzione distrettuale antimafia, evidenziarono come Licenza, insieme ad altri imprenditori, nel periodo 2001-2013 aveva ricevuto dall’allora superlatitante Michele Zagaria, per il tramite delle sue influenze su alcuni dirigenti e funzionari presso la Regione Campania, ingenti commesse per l’esecuzione di lavori di somma urgenza sottesi alla gestione del ciclo integrato delle acque, erogando in cambio somme di denaro allo stesso boss e ai componenti della sua famiglia.
Le successive indagini economico-patrimoniali, svolte dai finanzieri del Gico di Napoli nei confronti del Licenza, nel 2016 condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli a sei anni di reclusione per associazione mafiosa (si attende la sentenza di Appello), consentirono di ricostruire in capo all’imprenditore e al suo nucleo familiare un notevole complesso patrimoniale e di dimostrare, nel contempo, la sussistenza dei requisiti previsti dal Codice Antimafia per il sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro, ubicati prevalentemente a Caserta e provincia, tra i quali 35 immobili (15 fabbricati e 20 terreni), 12 autoveicoli, 3 società nel settore edile ed immobiliare, quote societarie, rapporti bancari e postali. – continua sotto –
Dopo l’arresto e prima della condanna, Licenza chiese di essere interrogato dai magistrati antimafia, raccontando il sistema di assegnazione degli appalti alle “ditte amiche” del clan. Indicò Francesco Zagaria, detto “Francuccio ‘a benzina”, deceduto nel 2011, marito di una sorella del capoclan Michele Zagaria, come vero dominus da cui dipendeva lo smistamento di tutti gli appalti più importanti, a partire da quelli della Regione Campania relativi alle reti idriche. Ma il clan si sarebbe poi allargato ad altri Enti e settori per veicolare le gare.