L’edizione della ripartenza del Festival di Cannes ha incoronato i suoi tanti vincitori. La giuria internazionale, capitanata dall’attore di casa Vincent Lindon attorniato da colleghi entusiasti, tra i quali la nostra Jasmine Trinca, ha, infatti, chiamato sul palco un cospicuo numero di premiati, a riprova dell’elevato livello medio delle pellicole selezionate. Forse è mancato il capolavoro, ma sicuramente in Sala Grande sono passati titoli davvero interessanti. – continua sotto –
A spuntarla su tutti è stato, infine, lo svedese “Triangle of Sadness” di Ruben Ostlund, alla seconda affermazione in carriera, che ha messo d’accordo pubblico, critica e giurati grazie alla solida ironia nel raccontare la contemporaneità nei suoi molteplici aspetti, dal fatuo al sublime, toccando punte di inattesa comicità. Un’opera completa, quindi, Palma d’Oro d’annata! A seguirlo nel podio, il primo dei due ex aequo della serata. Il Gran Premio della Giuria è, infatti, andato alla veterana transalpina Claire Denis autrice del torrido “Stars at Noon”, e al prodigio belga Lukas Dhont artefice del delicato “Close”. Ai piedi del podio si issa il tricolore.
Il Premio della Giuria è stato, in effetti, consegnato alla coproduzione “Le otto montagne” diretto dalla coppia, d’arte e vita, Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che, seppur belgi, hanno girato un lungometraggio in lingua italiana, interpretato da attori nostrani, Luca Marinelli e Alessandro Borghi in primis, adattando per lo schermo l’omonimo best seller di Paolo Cognetti. Una grande soddisfazione, dunque, per i nostri colori, condivisa, ex aequo, con il polacco “EO” di Jerzy Skolimowski.
Migliori attore e attrice, rispettivamente, il talentuoso sudcoreano Kang-ho Song, già ammirevole padre assassino in “Parasite”, per “Broker” del giapponese Kore-eda Hirokazu, e la sorprendente iraniana Zahara Amir Ebrahini, condannata in patria per una dubbia vicenda di revenge porn e accolta dai francesi a braccia aperte, tanto da iniziare una seconda carriera parigina e meritare il trofeo per “Holy Spider” del connazionale Ali Abbasi. Ancora Sud Corea per l’alloro alla regia dell’immarcescibile Park Chan Wook e del suo “Decision to Leave”, e ancora Svezia per quello alla sceneggiatura di Tarek Saleh e del suo “Boy from Heaven”. – continua sotto –
Potevano rimanere a bocca asciutta gli habituè della Croisette, ovvero i famigerati fratelli belgi Dardenne, già vincitori in passato di due Palme? Ma sicuramente no, per cui ci si è inventati il premio per il 75esimo anniversario della kermesse, che, senza ombra di dubbio, era destinato all’ineffabile “Tori e Lokita”. Peccato che a bocca asciutta sia, ingiustamente, rimasto il bel “Nostalgia” del napoletano Mario Martone, applaudito in occasione della presentazione, osannato dalla critica, anche internazionale, e, siamo certi, risarcito da un ottimo riscontro nei cinema.