David di Donatello: Napoli domina con Sorrentino, Orlando e Scarpetta

di Gaetano Bencivenga

Netto successo partenopeo alla 67esima edizione dei David di Donatello, il più prestigioso premio cinematografico nazionale assegnato annualmente dall’Accademia del Cinema Italiano presieduta da Piera Detassis. – continua sotto – 

Se, infatti, la pellicola che si è aggiudicata il maggior numero di statuette è stata “Freaks Out”, fantasy storico di Gabriele Mainetti in sei categorie “tecniche” (fotografia, scenografia, acconciatura, trucco, produttori, effetti visivi), il vero trionfatore della serata, trasmessa dagli studi Rai di Cinecittà, non può che considerarsi il cineasta napoletano Paolo Sorrentino. Il suo biopic “E’ stata la mano di Dio” ha portato a casa cinque trofei di “peso” (film, regia, attrice non protagonista, Teresa Saponangelo, fotografia, David Giovani), a riprova del fatto che l’opera, dopo la vittoria del Gran Premio della Giuria a Venezia e la candidatura all’Oscar, continua a racimolare consensi di critica, pubblico e addetti ai lavori.

I presentatori dell’evento, Carlo Conti e Drusilla Foer, hanno condotto per mano il pubblico in sala, ritornato in presenza dopo due anni di stop, e i telespettatori alla scoperta di un verdetto capace di accontentare tutte le generazioni. Dai veterani, il 67enne Silvio Orlando insignito dell’alloro all’attore protagonista per “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo, ai giovanissimi, la 17enne Swamy Rotolo, miglior attrice protagonista per “A Chiara” di Jonas Carpignano.

Oltre, quindi, ai già citati Sorrentino e Orlando, un altro esponente campano ha potuto gioire, e restare quasi senza parole, per l’agognata affermazione tra gli attori non protagonisti. Si è trattato del baldo e promettente Eduardo Scarpetta, erede di una stirpe attoriale di assoluto spicco nella storia del teatro italico, orgogliosamente ritornato alle sue radici familiari nel godibilissimo “Qui rido io” di Mario Martone. – continua sotto – 

Da citare, inoltre, i tre David al bellissimo docufilm “Ennio” dedicato da Giuseppe Tornatore al suo mentore, l’immenso maestro Ennio Morricone (montaggio, suono e documentario). Momenti di commozione si sono vissuti in occasione del ricordo della scomparsa Monica Vitti e dell’attribuzione di un meritato riconoscimento alla carriera a Giovanna Ralli. Ma il più applaudito della “notte delle stelle” nostrana è stato, senza dubbio, l’undicenne britannico Jude Hill, protagonista del miglior lungometraggio internazionale, “Belfast” di Kenneth Branagh, in grado di tenere la scena in maniera spigliata da autentico entertainer.

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