I negoziati tra Russia e Ucraina sono “essenzialmente bloccati da Kiev”. E’ quanto ha affermato il presidente russo Vladimir Putin nel colloquio telefonico di oggi con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Secondo quanto riferisce il Cremlino in una nota riportata dalla Tass, la conversazione si è concentrata principalmente sugli aspetti umanitari della situazione in Ucraina: “Vladimir Putin ha delineato in dettaglio la logica e i compiti principali dell’operazione militare speciale per proteggere le repubbliche popolari del Donbass, ha parlato delle misure che vengono adottate per garantire la sicurezza dei civili”. – continua sotto –
“È stato anche detto che, con la partecipazione dei rappresentanti delle Nazioni Unite e del Comitato internazionale della Croce Rossa, è stata effettuata l’evacuazione dei civili detenuti dalle forze di sicurezza ucraine presso l’acciaieria Azovstal a Mariupol”, ha informato il Cremlino.
Putin ha anche evidenziato a Scholz “le continue gravi violazioni del diritto internazionale umanitario da parte dei militanti dell’ideologia nazista e i metodi disumani che stanno usando”, ha affermato il servizio stampa in una nota. La discussione è avvenuta su iniziativa della parte tedesca. Al termine della conversazione, i due leader hanno convenuto di continuare la discussione sui temi trattati “attraverso vari canali”.
Per quanto riguarda un possibile incontro tra Putin e il presidente ucraino Zelensky il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha fatto sapere che la Russia non rifiuta l’idea di un incontro, ma è impossibile tenerlo senza adeguata preparazione.
Da parte sua, Zelensky ieri si è detto “pronto a parlare con Putin senza mediatori, però bisogna portare via le forze armare russe dal nostro territorio, noi non abbiamo militari sul territorio russo”. “Devono liberare i nostri villaggi, le nostre case, restituire cosa è stato saccheggiato – ha detto il presidente ucraino, intervistato da Bruno Vespa per Porta Porta – Che loro se ne vadano e che rispondano per quello che hanno fatto. Come popolo non possiamo accettare compromessi per quello che riguarda la nostra indipendenza. Come minimo devono uscire dal territorio che hanno occupato dal 24 febbraio. E’ il primo passo per poter parlare di qualsiasi cosa, ma non sentiamo risposte a questa domanda”.