Il Museo dell’Inquisizione di Cartagena, realizzato all’interno di quello che fu il Palazzo dell’Inquisizione voluto da Filippo III, completato nel 1770, non fu il primo tribunale dell’Inquisizione dell’America Latina. Prima ci fu quello di Lima, in Perù, che dal 1569 al 1820 giudico 1477 persone condannandone a morte 32, la metà delle quali bruciate vive. Il secondo fu il tribunale del Messico che funzionò dal XIII al XIX secolo giudicando 3000 persone e condannandone a morte 43 nei suoi 249 anni di esistenza. Poi c’è quello di Cartagena che nei suoi 211 anni di attività giudicò 800 persone condannandone a morte 56, di cui 5 furono bruciate vive. – continua sotto –
Ciò che è possibile vedere all’interno del museo sono dipinti quando avveniva durante l’inquisizione e alcuni strumenti di tortura utilizzati dal tribunale della Santa Inquisizione ma si tratta solo di una piccola parte di quelli presenti originariamente perché nel 2015, in occasione della visita di Papa Francesco in Colombia, una gran parte venne portata via per non mostrarla al pontefice.
Al di là del significato culturale e storico del museo, nel vedere e leggere tutto quanto accadeva tanti secolo fa ha suscitato in me un profondo senso di dolore pensando alla cattiveria dell’essere umano che pur di raggiungere il suo obiettivo, nel caso specifico far confessare una persona segnalata anonimamente da una nota infilata nella buca presente all’ingresso, una colpa anche se non fosse stata commessa giacche a quelle torture, probabilmente, chiunque non avrebbe resistito. Così è stato inevitabile non confrontare quello che accadeva nei secoli passati con quanto sta accadendo in Europa con l invasione della Ucraina. Metodi di tortura diversi ma sempre di tortura si tratta. IN ALTO IL VIDEO