Casal di Principe, abbattimenti: il sindaco Natale scrive al premier Draghi

di Nicola Rosselli

Casal di Principe abbandonata a sé stessa con aiuti che non giungono più nemmeno a livello di promesse. E’ una richiesta di aiuto, ma anche un atto di accusa la lunga lettera che il sindaco Renato Natale ha rivolto al premier Draghi, ai ministri del suo governo e ai responsabili dei più importanti partiti nazionali, oltre che ad una serie di parlamentari. – continua sotto –

«In un Comune dove non vigono particolari vincoli – ha spiegato Natale – vi sono, in una realtà di circa 22.000 abitanti, ben 1300 abitazioni destinatarie di ordinanze di abbattimento che sono state emesse nel corso di alcuni decenni. A tale situazione di per sé già pesante, vanno aggiunte circa 250 procedure “Resa” (registro esecuzioni sentenze) ossia ulteriori ordinanze di demolizioni emesse dall’Ufficio Tecnico dell’Ente in esecuzione di sentenze definitive». Si tratta, come spiegato, «di costruzioni non speculative, ma realizzate per soddisfare il diritto ad una casa da parte di singoli gruppi familiari, prive però di una regolare autorizzazione. L’entità del fenomeno pone gravi problemi, infrastrutturali, economici e sociali a carico dell’intera comunità. Del resto, ritengo che sia pura ipocrisia pensare che si possa demolire in un tempo ragionevole una tale mole di patrimonio immobiliare».

Gli abusi vanno certamente puniti, ma un singolo Comune, piccolo come Casal di Principe, non ha alcuna possibilità di poterlo fare in solitaria: «per demolire tutti gli immobili abusivi necessitano circa 200 milioni di euro con oltre 6000 sfollati, la necessità di smaltire oltre 30mila metri cubi di materiale edile di risulta. Seppure il comune tagliasse ogni spesa anche necessaria, con una media di circa 140mila euro per abitazione, quante se ne potrebbero demolire in un anno (due? Tre? Cinque?) In quanto tempo potremo arrivare a completare l’abbattimento dei milletrecento immobili abusivi? Se il Comune, riuscisse, per assurdo, ad abbattere cinque immobili abusivi l’anno, ci vorranno circa due secoli e mezzo per completare l’opera».

Natale ricorda che «Casal di Principe è stata dominata, per almeno tre decenni, da una delle più pericolose e potenti cosche mafiose d’Italia, conosciuta come il clan dei Casalesi. In questa realtà, per oltre 30 anni, l’unica legge che andava rispettata era la volontà del capoclan protempore, mentre ogni costruzione significava ulteriore arricchimento delle famiglie criminali che controllava cave, cementifici, movimento terra e mano d’opera. Se qualche cittadino avesse voluto chiedere un permesso a costruire, avrebbe avuto come risposta una risata e l’invito a costruire come voleva, l’importante era spendere soldi preso la cassa della camorra».

Nella sentenza per un processo in cui il Comune si era costituito parte civile, il magistrato afferma che «il Comune di Casal di Principe deve essere significativamente risarcito delle conseguenze negative sofferte sul proprio territorio a causa dell’esistenza delle associazioni camorristiche. Questa consorteria ha goduto per decenni di un potere impositivo quasi militare devastando completamente il territorio della provincia di Caserta ed in particolare del Comune di Casal di Principe». «Quindi, mentre non sarà materialmente possibile demolire tutte le abitazioni abusive, la maggior parte delle quali resteranno, pertanto, in piedi in una sorta di sanatoria de facto, il Comune, e quindi la comunità, pagherà un prezzo enorme, fra debiti, tagli ai servizi e problemi sociali, oltre che ambientali».

Natale ricorda anche che «come amministrazione si è cercato di elaborare proposte avvalendoci anche dell’ausilio di esperti professori universitari, quali, ad esempio, l’urbanista Alberto Coppola». «Ritengo – conclude il sindaco – che uno Stato che ha lasciato in un abbandono pluridecennale questi territori, non può oggi far finta che il problema non esiste, lasciando da soli i sindaci che pure hanno dimostrato nei fatti la volontà di procedere nella legalità e nella lotta a qualsiasi forma di criminalità, in un processo di riscatto di queste terre». Una prima risposta è avvenuta dal ministro per il Sud, Mara Carfagna, che ha annunciato provvedimenti per la soluzione del problema. Da verificare che non saranno, ancora una volta, solo promesse.

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