Teverola (Caserta) – Avevamo deciso, in un primo momento, sia per questioni di tempo che di mera voglia, di non scendere nella polemica scatenatasi ieri per la mancata autorizzazione alla ripresa video, con diretta streaming, del Consiglio Comunale di Teverola da parte di un operatore incaricato da Pupia. Il tutto, ci teniamo a sottolinearlo, a titolo gratuito. – continua sotto –
Tuttavia, dal momento che stanno circolando “interpretazioni” poco corrette rispetto ad una vicenda dai tratti assolutamente ridicoli, se non offensive (“Errori”, “irregolarità”, “illegittimità” della richiesta di autorizzazione…), non potevamo esimerci dal chiarire quanto effettivamente accaduto. Anche perché non si offende solo la nostra di intelligenza ma quella di un’intera comunità.
Premessa. Solo perché chiestomi con cortesia da alcuni amici e conoscenti, come direttore di Pupia.Tv ho inviato via Pec, lunedì 27 giugno, alle ore 13.05, apposita richiesta di autorizzazione alla ripresa video/diretta streaming della seduta del Consiglio da pubblicare sulla pagina Fb di Pupia (e successivamente, in differita, sul sito e sul canale Youtube), indicando i miei dati, i miei recapiti e il nome della persona (Armando D’Agostino) che avrebbe provveduto ad effettuare la ripresa.
Era, di fatto, la stessa mail – con lo stesso testo (a parte i riferimenti temporali) e gli stessi dati -relativa alla richiesta di riprese video del Consiglio tenutosi lo scorso 31 gennaio. In quest’ultima occasione non ci furono problemi, la richiesta fu accolta e le riprese vennero effettuate e pubblicate integralmente. Invece, ieri, improvvisamente si è parlato di “richiesta inviata meno di 48 ore prima del Consiglio”! Ebbene, la richiesta era stata inviata il 27 giugno, alle ore 13.05, mentre il Consiglio era programmato per le ore 12 del 29 giugno. Praticamente per un’ora non è stata concessa l’autorizzazione! Che poi: a che servono queste 48 ore? Nell’arco di questo tempo quale procedura viene adottata? Si contattano Dia, servizi segreti, Cia ed Fbi per verificare cosa, se il richiedente e l’operatore sono già noti per la loro attività?!? Questo senza contare che il Consiglio è iniziato anche più tardi delle ore 12. Anzi, sembra che, rispetto alle precedenti occasioni, c’era una certa “fretta” di cominciare in orario! E questo già è bizzarro di per sé. – continua sotto –
Poi si è parlato di “dati mancanti” nella richiesta, non si sa quali. A tal proposito, sottolineo di aver lasciato nella richiesta, inviata tramite “posta certificata” e acclarata al protocollo del Comune (n. 7910 del 28-06-2022…sì, il giorno dopo l’invio, guarda un po’, anche se comunque conta la data d’invio), i miei recapiti personali e invitato a contattarmi in caso di delucidazioni e/o integrazioni. Tra l’altro, non credo che a Teverola nessuno conosca il sottoscritto come giornalista, negli ambienti politici, e non solo. Così come non credo che nessuno conosca l’operatore incaricato, il giovane Armando, che da tempo si distingue in tante manifestazioni socio-culturali. Cosa c’era, ribadisco, da “controllare” e “verificare” nelle 48 ore antecedenti l’assemblea?!? Assemblea che, ricordiamo, è “pubblica” e a cui ognuno, in presenza o in remoto, ha diritto di assistere.
Ma, al di là di questo, la domanda è: perché per la precedente seduta consiliare non vi sono stati problemi a concedere l’autorizzazione dal momento che, ripeto, la richiesta, per modalità e dati contenuti, era simile a quella inviata per il Consiglio del 29 giugno? E, se davvero si sono verificati “errori”, e quindi la richiesta, solo per una questione burocratica (discutibile, ovviamente), non poteva essere accolta, perché c’è stato il bisogno di mettere “al voto” l’autorizzazione?!? Se una cosa risulta irregolare è, appunto, irregolare! E, ad ogni modo, dal momento che in altri Comuni spesso abbiamo ottenuto le autorizzazioni a riprendere Consigli o altri eventi anche solo verbalmente, sul posto, solo poco prima dell’inizio, perché metà dell’Assise di Teverola ha votato contro e non consentito le riprese? Che “timori” c’erano? Chi scrive esercita questa professione da 22 anni e Pupia è online da oltre 15 anni: in tutto questo tempo mai, dico mai, ho alterato (né consentito ad altri collaboratori di farlo) dichiarazioni o immagini, né le stesse sono mai state utilizzate per eventuali scopi “illeciti”!
Non è finita, prima di concludere vi sono un altro paio di episodi da avanspettacolo da citare. Prima di leggere, mi raccomando, occhio al caffè! Uno riguarda la predetta votazione sull’ok alle riprese, finita col risultato di 8-8, quindi nulla, un pareggio che ha determinato il no alle riprese. Analizzando i singoli voti viene fuori che hanno votato a favore della ripresa, per la maggioranza, Fattore, Buonpane, Colella, A.Improta, Caputo e la presidente del Consiglio Martino, e, per l’opposizione, Di Matteo e Di Chiara; mentre a votare contro sono stati, per l’opposizione, De Floris e Pellegrino, e per la maggioranza, Caserta, Di Martino, Salve, Pezzella, M.Improda e il sindaco Tommaso Barbato. Da notare che a favore ha votato la presidente Martino, che aveva messo, discutibilmente, ai voti la richiesta nonostante qualche funzionario sembra le avesse fatto notare che tale azione fosse inopportuna. Ma soprattutto ha votato contro il sindaco Barbato, il quale, per una questione istituzionale, probabilmente avrebbe dovuto astenersi. Anche perché è stato proprio il suo voto a determinare il “no”. Ed è stato anche fortunato perché se il consigliere di opposizione Picca non fosse arrivato in aula più tardi e avesse dato il proprio sicuro “sì”, insieme ai colleghi di gruppo Di Matteo e Di Chiara, la figuraccia avrebbe assunto proporzioni ben più consistenti. – continua sotto –
Oltre al dato politico, che dimostra come il sindaco non abbia una maggioranza, sopravvivendo solo con l’appoggio esterno di due consiglieri di opposizione del gruppo che fa riferimento all’ex sindaco Biagio Lusini – ma su questo versante ci fermiamo qui, non è opportuno in tale contesto, lo analizzeremo prossimamente – quella che emerge è la chiara volontà di non far riprendere e divulgare sui media e sui social, quindi censurare, i lavori del Consiglio. O meglio, censurarli sul web. Ed è qui che viene il dubbio. Se uno può assistere in presenza alla seduta, e poi divulgare e trascrivere pubblicamente gli argomenti dibattuti, perché ciò non può avvenire anche online, al di là di cavilli burocratici? Forse c’è la paura, da parte di qualcuno, di lasciare perennemente ai posteri sgrammaticature e altre violenze perpetrate alla lingua italiana? O perché, per motivi reconditi, è opportuno “apparire quanto meno possibile”?
E va bene, cavoli loro, se ne assumeranno le responsabilità davanti alla cittadinanza e soprattutto nei confronti di chi li ha votati anche per aver sbandierato “trasparenza e streaming” in campagna elettorale. Personalmente, non ce ne può “fregar de meno” di riprendere un Consiglio, tra l’altro gratuitamente, come avviene negli altri comuni dove finora ci è stato consentito. A incazzarsi, più che altro, dovrebbero essere i teverolesi, in particolare quelli che, pur interessati ad assistere alle sedute consiliari, anche solo per curiosità, ma che non sono in grado, per diversi motivi, di partecipare in presenza, si vedono negare un loro diritto. Ma non si parli di “errori”, “irregolarità” e altri cavilli burocratici, mettendo in dubbio la serietà di chi, come il sottoscritto, da sempre lavora con correttezza e professionalità.
Ah…dimenticavo il secondo episodio ridicolo avvenuto in aula. Quando è giunta la “sentenza” definitiva sul “no alle riprese”, si è sentito qualcuno affermare che, dal momento che tra il pubblico era presente anche una collega di un’altra testata, Alessandra Tommasino, bisognava “chiarire bene”, appunto “perché in sala c’è qualche giornalista”, che la richiesta era stata respinta perché “illegittima” altrimenti “sul giornale avrebbero scritto una cosa per un’altra”. Come se la nostra collega, che conosciamo, e non solo noi, per le sue elevate qualità umane e professionali, per le quali gode di grande rispetto nel nostro ambiente, abbia seri problemi di comprendonio come qualche “miracolato” che occupa gli scranni del Consiglio, o, peggio, sia incline ad “alterare” la realtà dei fatti. Insomma, non solo censura, ma anche offese gratuite di rilievo personale e professionale. Ma del resto, parafrasando Macchiavelli, gli uomini offendono o per paura o per odio!
Antonio Taglialatela, direttore di Pupia.Tv