Bimbo morto in spiaggia a Torre del Greco, autopsia: non è morto annegato, ma soffocato. La madre resta in carcere

di Redazione

Non è morto per annegamento il piccolo Francesco, il bimbo di due anni e mezzo trovato senza vita, accanto alla madre, Adalgisa Gamba, la sera del 2 gennaio scorso, su una spiaggia in località La Scala di Torre del Greco, in provincia di Napoli. – continua sotto –  

Secondo quanto scrive il consulente della Procura di Torre Annunziata delegato all’esame autoptico, il bimbo sarebbe morto per “soffocamento attraverso l’occlusione di naso e bocca”. Il perito degli inquirenti ha anche rilevato la presenza di filamenti di cellulosa vegetale (forse riconducibili a un fazzolettino di carta) nei polmoni e nei bronchi del piccolo e nessun segno di violenza esterna sul naso e sulla bocca, sempre riscontrati nei precedenti casi quando si tappa il naso e la bocca di una vittima per soffocarla.

Da oltre sei mesi la madre quarantenne è detenuta nel carcere femminile di Pozzuoli con l’accusa di avere assassinato il figlio. L’avvocato Salvatore Del Giudice ha già chiesto ma non ottenuto la sua scarcerazione. “I risultati dell’esame autoptico – spiega l’avvocato – gettano delle ombre sulle responsabilità di Adalgisa sull’orribile morte del figlio”. Il marito della donna, sin dal primo momento, cioè già quando venne trovata quella sera dai carabinieri in spiaggia, ha sempre accusato la consorte di avere progettato l’omicidio di Francesco, di avere approfittato della sua assenza in casa per allontanarsi con il figlio con l’obiettivo di assassinarlo (“sei pazza, hai ucciso mio figlio, avresti dovuto ammazzarti tu”). “Voglio sottolineare – precisa l’avvocato Del Giudice – che Adalgisa non ha mai confessato l’omicidio e anche che è completamente errata l’interpretazione dei messaggi in chat i quali evidenzierebbero l’odio che la madre nutriva per il piccolo”.

Inoltre, Francesco è rimasto in acqua per pochissimo tempo e non ore, come si era ipotizzato in un primo momento. “Ulteriori perizie sono state affidate dalla Procura di Torre Annunziata al Ris, – fa sapere Del Giudice Grossi, il quale ha già fatto appello al Riesame – ci sono diversi punti oscuri, in questa triste vicenda: ritengo ci siano diversi scenari alternativi da vagliare, rispetto a quello inizialmente ipotizzato dalla Procura”. – continua sotto –  

La donna, secondo una prima ricostruzione effettuata poco dopo il ritrovamento, avrebbe tentato il suicidio lanciandosi in acqua con in braccio il figlio di due anni. Ma questa tesi è stata sin dall’inizio ritenuta poco convincente e tra l’altro smentita dal suo avvocato. Nel corso dell’interrogatorio avrebbe detto che aveva il timore che il figlio fosse affetto da un ritardo mentale, “nonostante – sottolineano gli investigatori – non vi fossero documentazioni sanitarie che lo attestassero”. Ma, rispetto a quanto trapelato all’epoca, come ha anche ora sottolineato il suo legale, non ha mai confessato l’omicidio del figlio.

Il timore dell’autismo – Da quanto si apprende, la donna – sposata con un ingegnere di Torre del Greco e madre di un’altra bimba di 7 anni – era entrata in depressione già da alcuni mesi e riteneva che il figlio fosse autistico poiché non parlava, anche se nessuno finora aveva certificato tale malattia o altre patologie. Proprio il giorno dopo la tragedia uno psichiatra infantile avrebbe dovuto visitare il bambino. Stando ai risultati ottenuti finora dalle indagini, sembra che il piccolo Francesco avesse sì problemi ad esprimersi ma nulla di grave e che forse potevano essere risolti con qualche seduta di logopedia. Ma Adalgisa era fortemente turbata, forse perché in famiglia ci sarebbero stati casi di spettro autistico. Una famiglia apparentemente tranquilla la sua, appartenente all’ambiente “bene” di Torre del Greco. Ma in realtà la donna non era serena, litigava spesso con il marito.

La notte del dramma – Domenica 2 gennaio Adalgisa era uscita per una passeggiata pomeridiana con suo figlio. Intorno alle 21 il marito, non vedendola rientrare, si era preoccupato e aveva allertato i carabinieri. Poi aveva chiesto ad amici e conoscenti se l’avessero vista. Qualcuno gli aveva detto che era in spiaggia. Così l’uomo si precipitava nei pressi del lido “La Scala” e la trovava vicino ad una scogliera frangiflutti mentre Francesco era in acqua. Subito si tuffava per cercare di salvarlo. Nelle vicinanze, in quel momento, c’erano due ragazzi di Torre Del Greco che, allertati dalle grida della donna, si tuffavano in acqua per aiutare papà e bambino, riuscendo a riportarli a riva. Nel frattempo, arrivava uno zio, medico, fratello del padre di Francesco, che provava a rianimare il bambino ma per lui ormai non c’era nulla da fare, era deceduto per annegamento. In quegli stessi istanti, i due ragazzi riportavano a riva anche la madre del piccolo che, farfugliando e pronunciando frasi sconnesse, raccontava di essere stata rapinata da uno straniero e gettata in acqua col figlio, dando poi altre versioni.

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