Boris Johnson ha annunciato formalmente le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza in Parlamento, in un discorso alla nazione. – continua sotto –
Il premier – travolto alla fine dai contraccolpi degli ultimi scandali e da una raffica di dimissioni in seno alla sua compagine – intende comunque restare capo del governo fino all’elezione di un successore alla guida dei Tories prevista per ottobre, visti in tempi imposti dal recesso parlamentare estivo che inizia fra due settimane.
Dopo aver retto allo scandalo “Party Gate”, ossia le feste organizzate a Downing Street durante il lockdown della primavera del 2020 in barba alle restrizioni anti-Covid che i britannici invece dovevano rispettare, stavolta per Johnson si è rivelato fatale il caso di Chris Pincher, suo fedelissimo, accusato di molestie sessuali per aver palpeggiato due uomini in un club privato, il premier ha negato di sapere di tali accuse quando lo ha nominato vice capogruppo dei Tory al Parlamento. Ma sui media è presto emerso che si trattava di una bugia.
Un passo falso che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: prima il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e poi il Segretario di Stato alla Salute, Sajid Javid, due pezzi da novanta del governo, hanno rassegnato le dimissioni. Nel giro di 24 ore, altri 27 membri del governo, tra ministri, vice ministri e capi di gabinetto, ha seguito l’esempio di Sunak e Javid. – continua sotto –
Johnson ha provato a resistere, ma alla fine ha dovuto arrendersi. Ora il tentativo di restare in sella fino all’elezione del nuovo leader dei Tory. Lord Frost, l’ex ministro della Brexit, ha già detto che non crede che questa opzione sia sostenibile. Secondo diversi fonti vicine ai conservatori, l’attuale vice premier Dominic Raab potrebbe prendere l’incarico a interim in attesa del voto in autunno per la leadership dei Tory.