Aveva denunciato la scomparsa di suo marito, Ciro Palmieri, panettiere, il 30 luglio scorso ai carabinieri di Giffoni Valle Piana, nel Salernitano. A distanza di 18 giorni una donna, Monica Milite, è stata fermata dai carabinieri, insieme a due suoi figli, Massimiliano, e un altro di 15 anni: sono tutti indiziati di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e di occultamento di cadavere. Il figlio più piccolo, di 11 anni, avrebbe assistito “sbigottito e attonito”, come sottolinea la procura, all’omicidio. Il cadavere dell’uomo è stato recuperato nel pomeriggio di oggi, 19 agosto. Era stato abbandonato in una zona impervia a ridosso della strada provinciale 25 che collega Giffoni Valle Piana a Serino, in provincia di Avellino. – continua sotto –
La vicenda ha avuto inizio a fine luglio quando la donna ha detto agli investigatori che non aveva più notizie del marito. Ma dalla visione delle immagini di videosorveglianza è emerso che l’uomo sarebbe stato colpito in maniera cruenta nel corso di una lite da moglie e figli.
Il racconto della donna aveva ingenerato il sospetto che la ricostruzione dell’accaduto non corrispondesse a quanto verificatosi. Così gli investigatori hanno puntato da subito alla visione delle immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza della casa dell’uomo. Sono emersi dettagli agghiaccianti. Il delitto sarebbe avvenuto sotto gli occhi di un altro figlio della donna, un ragazzino di appena 11 anni. La vittima sarebbe stata colpita più volte. Colpi inferti anche quando era a terra, ormai inerte. E poi dopo l’omicidio all’uomo sarebbe stata amputata una gamba infilata poi in un sacchetto di plastica. Al momento sono in corso le ricerche del cadavere.
Gli indagati hanno indicato il luogo dove si sono disfatti del corpo. Sul luogo presenti i carabinieri della compagnia di Battipaglia, i vigili del fuoco e specialisti del nucleo speleologico. – continua sotto –
Madre e figli incastrati da un video – Una furia bestiale. Scene “agghiaccianti”, come le definiscono gli inquirenti. Tutto ripreso dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza dell’abitazione di Ciro Palmieri. Secondo quanto reso noto dalle procure ordinaria e per i minorenni di Salerno, l’impianto di videosorveglianza è servito da diverse telecamere interne, ma le riprese del 29 e 30 luglio – quando è avvenuto l’omicidio – erano già sovrascritte.
Un consulente tecnico nominato dalla procura è tuttavia riuscito a recuperare le immagini relative ai due giorni e la loro visione, mettono nero su bianco i procuratori Luigi Cannavale e Patrizia Imperato, è risultata “agghiacciante e cruenta”. Le riprese hanno infatti riprodotto quanto avvenuto, “sin dalla fase iniziale della lite familiare, sviluppatasi dapprima con l’aggressione di Palmieri da parte della moglie e dei figli anche con l’ausilio di più coltelli e proseguita con l’accoltellamento reiterato della vittima anche quando questi giaceva inerte a terra”.
Il tutto, “sotto lo sguardo sbigottito e attonito di un altro figlio di undici anni”. Ma, scrivono ancora i due procuratori in una nota congiunta, “la vis omicida non cessava neanche dopo il decesso di Palmieri, poichè le immagini hanno ripreso la successiva amputazione di una gamba” dell’uomo, poi infilato in un sacco di plastica “per l’occultamento in un luogo non ancora individuato”.