Aversa, anche qui il metodo borbonico “Feste, farina e forca”

di Antonio Arduino

Aversa (Caserta) – “Feste, farina e forca”. Era questo il metodo che Ferdinando di Borbone, re di Napoli, utilizzava per governare il popolo. Un metodo utilizzato anche da tante amministrazioni che si sono succedute nella città di Aversa negli ultimi anni, come segnalato spesso nei suoi articoli dal decano dei giornalisti aversani Geppino de Angelis. Un metodo che ancora oggi viene applicato, anche se non in maniera completa: perché le feste ci sono, anche la forca, ma manca la farina. – continua sotto –

Estrapolando le definizioni delle singole parole oggi la “forca” è l’aumento delle tasse, come la Tari, giustificato in qualche modo ogni volta dalle amministrazioni, che creano un vero e proprio problema di sopravvivenza ai cittadini, specialmente a quelli più indigenti che faticano ad arrivare a fine mese, tant’è che gli utenti della Caritas sono aumentati in numero notevole negli ultimi anni e non appartengono più solo alle categorie cosiddette “povere”.

Questo fa sì che la definizione di “farina”, intesa all’epoca di Ferdinando di Borbone come il pane da distribuire al popolo, ossia la possibilità di dare da mangiare a tutti, oggi può essere identificata nella mancanza di lavoro. Così la farina non c’è o scarseggia. Ci sono, però, le feste che servono a rasserenare gli animi dei cittadini ma anche a creare polemiche, come l’ultima in ordine di tempo legata al costo della prestazione del noto cantante Peppino Di Capri, venuto in città per un concerto in piazza Municipio, nell’ambito dei tradizionali festeggiamenti per la Madonna di Casaluce. – continua sotto –

Secondo voci, quella esibizione sarebbe costata 24mila euro che qualcuno ha sottolineato potevano essere usati in maniera da soddisfare le tante esigenze della cittadinanza che lamenta problemi di ogni tipo, dalla mancanza di strisce pedonali, ai marciapiedi danneggiati, erbacce disseminate dappertutto; insomma, quel denaro poteva essere usato in maniera più valida secondo quanti, diffondendo la voce, hanno fatto “lievitare” i costi. Infatti, l’amministrazione comunale ha contribuito ai festeggiamenti con una spesa complessiva di 19.600 euro, di cui 10.370 sono andati a Di Capri, 4200 alla cantante Rosa Chiodo, 1100 all’associazione culturale “I figli di Cibele”, 3660 alla band “Amici per Caso”, come si legge nella determina che ha autorizzato i pagamenti.

Questa è la realtà, la cifra ingigantita dalle voci è solo fantasia, così come è fantasia parlare di destinare quei fondi ad usi più necessari alla cittadinanza come, ad esempio, alla sistemazione dell’erba all’interno del cimitero dove le aree di animazione si sono trasformate in vere e proprie foreste di erbacce. Sicuramente questo sarebbe uno degli usi più graditi alla cittadinanza del denaro pubblico ma per legge non è possibile prendere dei fondi assegnati nel bilancio di previsione ad un settore per spostarli in un altro settore, questo prevederebbe una variazione del bilancio che dovrebbe essere approvata dal Consiglio Comunale. Cosicché a chi commenta negativamente l’iniziativa di spendere circa 20mila euro per un concerto in piazza in occasione dei festeggiamenti per la Madonna di Casaluce, asserendo che quel denaro poteva essere speso per altre cose, bisogna dire che sbaglia, probabilmente per ignoranza del meccanismo di funzionamento della macchina comunale.

A tal proposito, invece di lamentarsi, potrebbe suggerire che la destinazione dei fondi disponibili in cassa nel momento della redazione di un bilancio preventivo dovrebbe essere fatta in maniera da tenere conto delle esigenze vere della cittadinanza, come mantenere il cimitero ordinato e bello da vedere, essendo anche la casa ultima in cui tutti noi dovremo abitare. Purtroppo, stando ai fatti, si dà più importanza a quello che può dare, per una o più sere, fumo negli occhi dei cittadini che alla realtà di cui questi si lamentano e che devono affrontare ogni giorno.

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