Carinaro (Caserta) – Sul caso dell’abbattimento illecito di un muro di cinta dello storico Palazzo Casignano spunta una lettera anonima in cui l’ignoto autore ha indicato il luogo dove sono stati trasportati e ritrovati i resti di quanto demolito. – continua sotto –
A renderlo noto è stata l’amministrazione comunale di Carinaro che, dopo i fatti del 25 agosto scorso, quando fu segnalata l’operazione di abbattimento, ha avviato delle indagini per risalire ai responsabili, appellandosi anche ai cittadini affinché collaborassero, garantendo la massima discrezione. Così, nei giorni scorsi, è giunta al Comune la lettera che ha portato all’individuazione di un terreno situato nella zona industriale Asi, di proprietà di un imprenditore, dove gli agenti della Polizia locale e un tecnico comunale hanno rinvenuto, nel corso di un sopralluogo, quelli che, presumibilmente, sembrano essere i resti del muro di cinta.
Parallelamente, sono state analizzate le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza della zona: dai filmati si nota il passaggio di tre mezzi recanti le insegne di una società del posto transitare nei pressi del palazzo e, su di uno di essi, si notano delle pietre riconducibili ai residui del muro abbattuto. A quel punto, è stata allertata la Procura richiedendo, e ottenendo dal giudice per le indagini preliminari, il sequestro dell’area per verificare l’origine del materiale di risulta. Si attende, quindi, l’esito dei controlli e l’accertamento di eventuali responsabilità per procedere. – continua sotto –
“Questa vicenda avrà risvolti penali che terranno conto anche dell’enorme danno arrecato ad un simbolo storico e di grande valore per la comunità”, commentano dall’amministrazione guidata dal sindaco Nicola Affinito che, intanto, lancia un nuovo appello alla cittadinanza: “L’abbattimento del muro ha portato alla distruzione del sacello, l’insegna devozionale secolare lì presente. Se qualcuno fosse in possesso di una sua fotografia, la fornisse gentilmente al Comune in modo da poter trasferire l’indagine anche alla Sovrintendenza e ai carabinieri del Comando Tutela Beni Culturali”.
Sulla vicenda, all’indomani dell’abbattimento, era intervenuto anche il consigliere di opposizione Stefano Masi che, parlando di “atto gravissimo oltre che infame, perché offende la memoria di un’intera comunità”, denunciava che “da tre 12 mesi è cominciato un insolito via vai di uomini e mezzi, con relativo e discutibile taglio d’alberi in aree normativamente destinate a diventare un parco agricolo”.