(di Salvatore Costanzo) – Il documento che segue risale al 10 giugno 1767 e rientra nella pubblicazione del carteggio vanvitelliano conservato nella Reggia di Caserta. Autore dell’imponente pubblicazione “Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca Palatina di Caserta” (Congedo Editore, 1976) fu Mons. Franco Strazzullo. Una caratteristica di queste missive – specialmente di quelle indirizzate al fratello Urbano (che sono la quasi totalità) – è nel fatto che il Vanvitelli scrive con rude franchezza di uomini e cose, mettendo a nudo le sue passioni di uomo politico, di cattolico, di uomo di cultura. – continua sotto –
Nell’introdurre la lettera n. 1344, di cui riportiamo uno dei passi più significativi, lo Strazzullo precisa: “I fatti dicono chiaramente che (Vanvitelli) non ha più niente da sperare da Carlo III, sempre più legato al giudizio del marchese Tanucci, il quale al suo paesano Fuga dà incarichi vantaggiosi e di prestigio, con lui invece fa solo discorsi accademici. E’ il caso del progetto delle acque da condurre a Napoli: “(…) Dalli fatti, per tutti li versi troppo chiaramente si scorge che non viè niente da sperare dal Re Cattolico, il quale in tutto e per tutto si riposa sul talento di chi à inalzato il Fuga paesano, e così continuerà a suo piacere. Non ò trascurato mai di avvisare in tempo, ma sempre in vano. Mi richiese il Tanucci, come sapete, che in uno scritto io ponessi li progetti per condur l’acqua. Io l’ho fatto, e nello stesso tempo non l’ho taciuto dove credevo si dovesse sapere, cioè al Pini. Vederemo dove anderà a finire questo discorso accademico. Ma siccome egli dice che l’acqua è del Re, che non à l’obligo di mandarla a Napoli, io gli propongo quando ciò sia, ovvero si voglia così. Per non spendere, si potrebbe mandare a perdere l’acqua a Ponte a Carbonara, facendo nella declinazione di palmi 166 molti edifizii, l’uno appresso l’altro, in diversi generi. E’ troppo voluminosa la relazione fatta sopra quest’oggetto per mandarvela a leggere, essendo cosa alquanto curiosa. La vederete quando qua verrete, in Napoli, a Dio piacendo (…)”.
Occorre riconoscere che anche in questo scritto il Vanvitelli appare un uomo divorato dall’attività professionale. Nella vita tende all’essenziale, nelle lettere scrive alla buona, non fraseggia con eleganza. Tuttavia il suo epistolario piace per quella stessa semplicità che spesso lo porta ad usare frasi popolaresche, per una certa brutale sincerità con cui rivela puntualmente al fratello tutto quello che pensa circa uomini e fatti del giorno (1). Nella stessa lettera va tenuta in larga considerazione l’indicazione sul Ponte a Carbonara (località nelle campagne di Marcianise), che il Regio Architetto cita per lo schema di distribuzione delle acque da condurre nella capitale del Regno, mettendo in luce particolarmente il lato pratico della vicenda progettuale, più che quello “intellettualistico”: ciò gli consente di percepire lo spessore del problema idraulico con immediatezza (l’importanza del valore storico e l’originalità dello scritto in questione, non possono mancare di essere considerati dalla letteratura specialistica). – continua sotto –
Di tutta la vicenda abbiamo ancora poche notizie e un’assoluta mancanza di testimonianze grafiche riconducibili all’anno 1767. Tuttavia possiamo considerare aspetti salienti dello stato dei luoghi del Ponte a Carbonara mettendo in luce alcuni documenti cartografici costruiti per l’area napoletana, verificabili nei repertori figurativi tra il decennio ’60-‘70 del Settecento (2). A tale riguardo, dobbiamo almeno nominare l’opera di William Hamilton dedicata ai Campi Phlegraei (1776), in cui è ravvisabile la presenza di Marcianesi nelle campagne. L’illustrazione, nel suo quadro d’insieme, traduce significati e luoghi diversi, documentando in maniera eloquente la percezione dello spazio: si notino le collocazioni dei due ponti, a Selice e Carbonara, lungo il corso dei Regi Lagni, rispettivamente alla sinistra e alla destra di Marcianesi, ed ancora l’andamento rettilineo del corso del Clanio in corrispondenza del Ponte a Carbonara. La dimostrazione disegnativa del noto archeologo e vulcanologo britannico offrono spunti innovativi nell’ambito di una ricerca iconografica della piana casertana, incentrata sull’andamento di varie maglie geometriche delle coltivazioni. La particolare veduta consente di comprendere la connotazione delle aree arbustate e dei campi seminati quale efficace mezzo comunicativo, e di trasmettere uno straordinario potere evocativo dei luoghi (3). – continua sotto –
- Note
- F. Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca Palatina di Caserta, Congedo Editore 1976, vol.3, p. 4.
- S. Costanzo, Marcianise e la cartografia storica sulla scena europea (1558-1961), Ed. Giannini, Napoli 2022.
- S. Costanzo, 2022, op. cit., p. 138.