Non c’era nessun mandato di perquisizione da parte della procura di Roma in relazione al caso di Hasib Omerovic, 36enne, sordo, precipitato dalla finestra di un appartamento della Capitale. È quanto emerge dai primi accertamenti delle forze dell’ordine. Chi indaga dovrà chiarire se si sia trattato di una perquisizione di iniziativa coordinata da un funzionario o di una decisione presa dagli agenti, che verranno sentiti dagli inquirenti. – continua sotto –
La mattina del 25 luglio, Omerovic, affetto da una grave forma di sordità, era nella sua abitazione a Roma, in via Gerolamo Aleandro, in compagnia della sorella minore, disabile anche lei, mentre i genitori e l’altra sorella erano fuori casa. Nell’appartamento arrivano quattro agenti. Secondo quanto emerge dall’esposto presentato dai genitori di Omerovic, l’uomo sarebbe stato picchiato e poi lanciato dalla finestra. Il racconto di quanto avvenuto si basa sulla testimonianza della sorella minore di Hasib. Nella denuncia, che ha portato la Procura di Roma ad aprire un fascicolo per tentato omicidio al momento contro ignoti, si fornisce la versione della sorella.
In merito alla vicenda, il deputato Riccardo Magi (+Europa) ha presentato una interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Ci sarà “massima trasparenza” sugli accertamenti e “una costante collaborazione” con la procura, garantisce il capo della Polizia Lamberto Giannini che sta seguendo in prima persona il caso. – continua sotto –
La vicenda – Il 24 luglio una delle sorelle era stata avvicinata dal proprietario di un bar della zona che le aveva riferito che stava girando su Facebook un post in cui si accusava Hasib di avere importunato alcune ragazze del quartiere e che lo avrebbero “mandato all’ospedale”, chiedendo di vedersi anche con il 30enne il giorno dopo per parlarne. Secondo quanto si afferma nella denuncia il post sarebbe stato rimosso ma i familiari sono riusciti a fare uno screenshot. Il testo, accompagnato dalla foto del ragazzo, recitava: “Fate attenzione a questa specie di essere, perché importuna tutte le ragazze bisogna prendere provvedimenti”.
Alle 13.12 del 25 luglio la sorella riceveva una telefonata della vicina che li invitava a tornare immediatamente a casa. La vicina passava poi il telefono ad una agente che avvisava i familiari del fatto che Hasib era ferito e si trovava in ospedale ma che “aveva solo un braccio rotto”. La situazione era però diversa: il 36enne era stato ricoverato al policlinico Gemelli in rianimazione con fratture su tutto il corpo e in stato di coma vigile. – continua sotto –
La versione della sorella di Omerovic – Su quanto avvenuto nell’appartamento ci sono due ricostruzioni diametralmente opposte. Secondo la sorella minore dopo che gli agenti hanno chiesto all’uomo i documenti quest’ultimo, impaurito, si sarebbe chiuso in una stanza. Qui la situazione, a detta della giovane, avrebbe preso una piega drammatica. Gli agenti avrebbero forzato la porta. “Lo hanno picchiato con il bastone, è caduto e hanno iniziato a dargli i calci, – ha riferito la sorella – è scappato in camera e si è chiuso, loro hanno rotto la porta, gli hanno dato pugni e calci, lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù”. – continua sotto –
La versione dei poliziotti – Sempre secondo quanto riportato nell’esposto, nei giorni successivi un agente del commissariato avrebbe riferito informalmente ai familiari che Omerovic avrebbe “infastidito molestandole alcune ragazze del quartiere”, per cui gli agenti si sarebbero recati nella sua abitazione per chiedere l’esibizione dei documenti. Secondo il racconto dell’agente, Hasib sarebbe rimasto tranquillo ma mentre stavano andando via, avrebbero sentito alzare la tapparella della finestra della camera da dove si sarebbe buttato.
Le indagini – Risposte su quanto avvenuto arriveranno dall’indagine dei pm di piazzale Clodio che hanno sequestrato alcune lenzuola con macchie di sangue e il bastone di una scopa spezzato. Gli uomini della squadra mobile, a cui la Procura di Roma ha delegato le indagini, hanno ascoltato i vicini di casa della famiglia Omerovic. Per questa vicenda i pm di piazzale Clodio procedono al momento per tentato omicidio.
Famiglia Omerovic: “Abbiamo paura, vogliamo andare via da qui” – La famiglia del 36enne ha chiesto di essere spostata dalla zona di Primavalle perché “ha paura”. È quanto annuncia l’avvocato Arturo Salerni, legale dei genitori e della sorella dell’uomo. “Alla luce di quanto emerso per ragioni di sicurezza – afferma il penalista – la famiglia ha chiesto di essere allontanata da quella zona”. La perquisizione, secondo quanto si apprende, era scaturita da alcune segnalazioni – riportate anche in un post su Facebook poi cancellato – in cui Omerovic era accusato di avere molestato alcune ragazze.