Il governo ha presentato un emendamento soppressivo dell’articolo 41 bis del decreto Aiuti bis, che giovedì approda alla Camera e dovrà tornare al Senato la settimana prossima per il varo definitivo. L’articolo che l’esecutivo intende abolire prevede un “trattamento economico accessorio”, anche in deroga al tetto di 240mila euro previsti per i manager pubblici, per le figure apicali delle forze dell’ordine, delle forze armate e della Pubblica amministrazione.
La norma, passata in commissione a Palazzo Madama martedì, aveva scatenato pesanti polemiche: una mossa che era stata vista come l’ennesima prova della noncuranza dei Palazzi del potere dinanzi alle sorti del Paese, in un momento storico ed economico così delicato.
Sia il presidente Mattarella che il premier Mario Draghi hanno espresso perplessità su una norma “inopportuna”, soprattutto in un momento in cui gli italiani stanno faticando per la crisi energetica.
L’emendamento governativo rimette il tetto generalizzato agli stipendi e sarà votato domani dalla Camera, e il decreto Aiuti-bis tornerà in Senato il 20 settembre: richiamando a Palazzo Madama senatori impegnati nella campagna elettorale o nel ritorno al vecchio lavoro (o alla ricerca di uno nuovo). Al caos politico si è insomma intrecciato quello procedurale, aggravato dal fatto che il blitz “gonfia-stipendi” è arrivato proprio sul finale della legislatura.