“‘Vedi come devi fare la fine tua sorella…fai molta attenzione'”. E’ la minaccia giunta via social al senatore Sandro Rutolo. Il riferimento è alla cugina Silvia Ruotolo, vittima innocente di camorra. – continua sotto –
“Lo sapevo che prima o poi si sarebbero fatti sentire. – commenta Ruotolo, giornalista Rai e storico collaboratore di Michele Santoro – Mi sono candidato nel collegio uninominale della Camera di Torre del Greco, territori difficili dove a distanza di cento giorni sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose due Consigli comunali, quello di Castellammare e Torre Annunziata. Oggi, a quattro giorni dal voto, evidentemente ci sono ambienti, personaggi che sono infastiditi dal fatto che in questa campagna elettorale continuo a parlare e denunciare la camorra”. “Questa minaccia via web – conclude il senatore – l’ho vissuta come se fosse stato un pugno nello stomaco. Io, come sempre, nonostante le minacce, mi sento un uomo libero. E non tacerò”.
Silvia Ruotolo fu uccisa, all’età di 39 anni, l’11 giugno del 1997, a Napoli, mentre tornava nella sua casa del quartiere Arenella, dopo essere andata a prendere a scuola il figlio Francesco, di 5 anni. A guardarla dal balcone c’era Alessandra Clemente, la figlia di 10 anni. Il vero obiettivo dell’agguato era Salvatore Raimondi, affiliato al clan Cimmino, avversario del clan Alfano. Furono esplosi quaranta proiettili che, oltre a uccidere Raimondi e ferire Luigi Filippini, raggiunsero Silvia Ruotolo – che era in strada con il figlio – alla tempia, uccidendola sul colpo. La collaborazione con la polizia di uno dei killer, Rosario Privato (arrestato il 24 luglio successivo mentre era in vacanza al mare in Calabria), risultò decisiva per l’individuazione del gruppo di fuoco. – continua sotto –
L’11 febbraio 2001 la quarta sezione della Corte d’Assise di Napoli condannò condannato all’ergastolo i responsabili della strage: il boss Giovanni Alfano, Vincenzo Cacace, Mario Cerbone, Raffaele Rescigno (l’autista del commando) e Rosario Privato (successivamente pentitosi dopo l’omicidio). L’11 luglio 2007, la dodicesima sezione del Tribunale Civile di Napoli decretò un “significativo risarcimento” per i familiari di Silvia Ruotolo, che nelle volontà del “Comitato Silvia Ruotolo”, presieduto dal marito Lorenzo Clemente, e dell’associazione Libera, sarebbe servito per finanziare la costituzione di una fondazione intitolata a Silvia Ruotolo, dedicata ai ragazzi a rischio. La figlia Alessandra Clemente è stata assessore del Comune di Napoli delle ex giunte De Magistris dal 2013 al 2021 e candidata a sindaco alle ultime amministrative.