Venezia 79, Leone d’Oro a “All the Beauty and the Bloodshed”. Guadagnino miglior regista

di Gaetano Bencivenga

Si è conclusa, con un verdetto davvero apprezzato da pubblico e critica, la 79esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. In realtà, la kermesse lagunare tagliava il nastro dei 90 anni dalla fondazione ma, a causa di alcune interruzioni per svariati motivi, le edizioni sono giunte alla pur ragguardevole cifra di 79, numero che lo identifica come festival cinematografico più longevo della storia. Una manifestazione, ritornata ampiamente in presenza di divi che hanno calcato con glamour un affollato red carpet, piena di titoli nostrani in concorso per il Leone d’Oro, ben cinque. – continua sotto –

A spuntarla è stato, però, il più internazionale dei nostri cineasti, Luca Guadagnino, autore dell’acclamato “Bones and All”, racconto di un amore giovanile assetato di sangue e passione, interpretato dalla star Timothée Chalamet, al quale la giuria, capitanata dall’attrice, premio Oscar, Julianne Moore, ha attribuito il premio per la regia, oltre a quello per il miglior talento emergente alla promettente Taylor Russell.

In un Palmares, equilibrato e impegnato, hanno brillato, come da qualche edizione a questa parte, le donne. A partire dal trofeo per il miglior film consegnato nelle mani dell’americana Laura Poitras, autrice dell’unico documentario in concorso “All the Beauty and the Bloodshed” basato sulla lotta della famosa fotografa a stelle e strisce Nan Goldin contro la potente famiglia Sackler, proprietaria della casa farmaceutica Purdue Pharma, ritenuta responsabile dell’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti. Un verdetto coraggioso, che ha insignito della medaglia d’argento, ovvero il Gran Premio della Giuria, la senegalese, naturalizzata francese, Alice Diop per “Saint Omer”, crudo resoconto di un processo per infanticidio.

Migliori attori della rassegna, l’australiana Cate Blanchett, insuperabile in “Tàr” nelle vesti di una veemente direttrice d’orchestra e l’irlandese Colin Farrell, fragile e intenso in “The Banshees of Inisherin”, opera per la quale il regista Martin McDonagh ha ottenuto l’alloro per la sceneggiatura. Particolarmente significativa è stata, infine, la dedica di Guadagnino per l’ambito riconoscimento ricevuto ai suoi colleghi iraniani, ingiustamente detenuti con l’accusa di sovversione, Mohamad Rasoulof e Jafar Panahi, quest’ultimo presente in competizione con la sua ultima fatica “No Bears”, vincitore del Premio Speciale dei Giurati, ma impossibilitato a ritirarlo perché condannato a 6 anni di carcere.

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