Gli investigatori del comando provinciale della Guardia di Finanza di Padova e della Questura di Rovigo, nell’ambito di un’articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica rodigina, hanno dato esecuzione a un’ordinanza nei confronti di cinque soggetti, ritenuti appartenenti a un sodalizio dedito alla commissione di una serie di reati fiscali, con contestuale sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per oltre 1,5 milioni di euro. – continua sotto –
Nel corso dell’attività di polizia giudiziaria, sono stati perquisiti capannoni industriali e abitazioni tra Veneto, Emilia Romagna e Lombardia (specificamente nelle province di Brescia, Ferrara, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia e Verona). L’operazione ha visto l’iscrizione nel registro degli indagati di undici persone, di cui quattro sottoposte agli arresti domiciliari e una all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A quest’ultima è stato anche notificato il divieto di esercitare qualsivoglia attività imprenditoriale per la durata di dodici mesi. È stato disposto, altresì, il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie rinvenute all’esito dell’analisi di 67 conti correnti.
Le attività investigative hanno avuto origine nel 2021, allorquando la Squadra Mobile di Rovigo, insospettita dall’ingente quantitativo di beni strumentali e merci, ha avviato una serie di appostamenti presso un capannone a Casale di Scodosia (Padova), nella disponibilità di una società con sede legale a Dolo (Venezia), dedita al commercio di prodotti energetici (principalmente pellet e legname). I poliziotti hanno sottoposto a sorveglianza il manufatto, anche mediante l’utilizzo di telecamere, ipotizzando la ricettazione dei prodotti ivi giacenti. L’attività di sorveglianza ha consentito agli investigatori di poter osservare un vorticoso flusso di mezzi pesanti, con targhe croate e slovene, intestati a società indirettamente riconducibili agli stessi soggetti che occupavano il capannone monitorato.
Ravvisando la sussistenza di significativi elementi indiziari, sintomatici di una potenziale frode fiscale, la Procura di Rovigo ha co-delegato le indagini alla Compagnia della Guardia di Finanza di Este, che già nel dicembre 2021 aveva sottoposto a sequestro preventivo il fabbricato industriale, in esecuzione di un provvedimento cautelare dell’autorità giudiziaria rodigina, per omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro. Le risultanze emerse dalle intercettazioni eseguite congiuntamente sono state avvalorate da mirate attività ispettive della Guardia di Finanza, consistite nell’analisi della documentazione contabile acquisita presso le sedi delle società interessate, nell’esecuzione di indagini finanziarie, nell’invio di questionari ai clienti e nel ricorso agli strumenti di cooperazione internazionale in ambito fiscale. – continua sotto –
Le sinergie sviluppate hanno permesso di indentificare i soggetti artefici del complesso meccanismo di frode, grazie al quale una società con sede in provincia di Treviso ha “dirottato” il proprio volume d’affari verso una società “schermo”, ossia la società operante nel capannone di Casale di Scodosia, destinata verosimilmente al fallimento una volta esaurita la propria funzione all’interno del sistema fraudolento escogitato. I primi segnali di tale presunto modus operandi sono testimoniati dall’omessa presentazione della dichiarazione Iva relativa all’anno 2021. Si è riscontrato, infatti, che il denaro confluito sui conti correnti della società “schermo”, derivante dalla cessione del pellet al “portafoglio clienti” della società “schermata”, veniva immediatamente bonificato a favore di società slovene e croate, riconducibili all’amministratore di quest’ultima, così consentendo di ricostruire la rete dei reali rapporti commerciali intercorsi tra i principali soggetti economici coinvolti.
I clienti, sollecitati dai questionari inviati dai militari della Compagnia di Este durante il periodo in cui erano in corso le intercettazioni, hanno chiesto delucidazioni ai referenti commerciali della società “schermata”, a dimostrazione della falsità soggettiva delle fatture emesse dalla società “schermo”. Quest’ultima, omettendo sistematicamente di versare le imposte, ha potuto immettere sul mercato beni a prezzi maggiormente concorrenziali, a danno degli operatori onesti del settore, e ha consentito alla società “schermata” di occultare al fisco i propri introiti.
Parallelamente al meccanismo fraudolento, sono state disvelate ulteriori condotte evasive poste in essere dalla citata società della bassa padovana. In particolare, dall’esame della documentazione acquisita è emersa l’esistenza di due società, con sede a Lonato del Garda (Brescia), di fatto ubicate nella provincia di Rovigo, le cui unica funzione era quella di ricevere fatture oggettivamente false, recanti la descrizione di beni non commercializzati, di fatto, dall’impresa padovana (a titolo esemplificativo, arredi per ufficio, piastrelle e carpenteria). Le società sono riconducibili a un imprenditore di 75 anni, residente nella provincia di Rovigo, recentemente sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, su richiesta della Procura Distrettuale di Brescia, per associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, alla commissione di reati tributari, al fine di agevolare una cosca ‘ndranghetista del Crotonese. IN ALTO IL VIDEO