Tra Lentini e Carlentini, nel Siracusano, il Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri ha dato esecuzione alla confisca, disposta dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, di beni per un valore di 50 milioni di euro riconducibili a Filadelfo Emanuele Ruggeri, storico boss del clan mafioso “Nardo”, dagli anni ’90 detenuto in regime di 41 bis con un ergastolo da scontare. Si tratta di: due terreni siti a Carlentini; del 100% delle imprese, delle quote societarie nonché di tutti i beni costituiti in azienda (157 motrici, 244 rimorchi, 6 autoveicoli e vari conti correnti di cospicua entità) delle ditte di trasporto su gomma, entrambe con sede legale a Lentini. – continua sotto –
Gli stessi beni, già il 7 febbraio 2020, erano stati sottoposti a sequestro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea, nell’ambito di una attività d’indagine a carico del R. e di suoi prestanome. Gli investigatori accertarono che le attività economiche, di fatto condotte sotto la gestione del detenuto Ruggeri, operavano nel lucroso settore dell’autotrasporto dell’ortofrutta, nello specifico degli agrumi, per il tramite di persone a lui riconducibili, avvalendosi di modalità mafiose, garantendo così al clan ingentissimi introiti.
Il provvedimento ha pienamente recepito quanto emerso dalle attività investigative, che hanno dimostrato come Ruggeri, avvalendosi della collaborazione di propri familiari e prestanome, sebbene detenuto dagli anni Novanta per associazione mafiosa, per omicidi ed altro, continuava a gestire di fatto l’attività del clan, in particolare attraverso le predette imprese intestate a suoi familiari.
Approfondendo i profili di riconducibilità di tali attività economiche sul piano decisionale, gestionale e degli utili, le indagini hanno chiarito che le stesse erano strumentali alle attività illecite del clan e, facendo risaltare l’evidente sproporzione dei redditi dichiarati/leciti dei soggetti in parola con il patrimonio accumulato e con gli investimenti operati nel tempo, hanno consentito di operare la confisca dei detti beni. Le indagini, pertanto, hanno ulteriormente accreditato le modalità con cui l’organizzazione mafiosa di riferimento continua ad esercitare il proprio incisivo potere di infiltrazione nel tessuto economico del territorio, assumendo il controllo di settori caratterizzanti dello stesso. IN ALTO IL VIDEO