Sversamenti abusivi di rifiuti in aree protette, 10 arresti nel Messinese. Interdetti 15 imprenditori edili

di Redazione

I finanzieri del comando provinciale di Messina, con il supporto del Reparto operativo aereonavale di Palermo, nell’ambito di indagini dirette dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica messinese, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 25 persone. – continua sotto –  

In particolare, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di 10 soggetti, facenti parte, a vario titolo, di un’associazione a delinquere dedita, in maniera sistematica ed organizzata, al traffico ed alla gestione abusiva (raccolta, trasporto, sversamento ed occultamento) di ingenti quantitativi di rifiuti speciali. Il gip ha anche disposto, oltre al sequestro preventivo di mezzi e complessi aziendali per un valore di stima pari ad oltre 2 milioni di euro, l’esecuzione di 15 misure interdittive del divieto temporaneo ad esercitare attività imprenditoriale, ovvero di ricoprire uffici direttivi, nei confronti di altrettanti noti titolari di ditte e rappresentanti di società operanti nel settore dell’edilizia, clienti dell’organizzazione criminale oggi repressa e che si sono avvalsi della medesima per lo smaltimento illecito di rifiuti speciali.

La genesi dell’attività d’indagine è da rinvenirsi nel quotidiano impegno istituzionale del comparto aeronavale della Guardia di Finanza di Messina nel delicato settore del contrasto agli illeciti ambientali, risultando molteplici gli interventi in ordine all’individuazione di discariche abusive, sversamenti illeciti o usi impropri del demanio marittimo. Nel quadro di tali attività, quindi, la Stazione Navale delle Fiamme Gialle di Messina individuava e segnalava alla competente autorità giudiziaria messinese l’esistenza di una discarica abusiva in località Gravitelli della Città dello Stretto.

Scattavano, pertanto, ulteriori approfondimenti, in sinergia con la componente specialistica del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Messina, rilevando come i titolari delle società coinvolte nell’illecito sversamento risultassero già noti alle cronache giudiziarie, quali soggetti contigui a blasonati clan di matrice mafiosa attivi nella zona sud della città: per un verso, in ordine a rapporti parentali con collaboratori di giustizia e, soprattutto, per altro verso, perché oggetto di dichiarazioni del noto collaboratore di giustizia milazzese Biagio Grasso, colletto bianco tratto in arresto dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina nel 2018, il quale indicava l’odierno capo e promotore del sodalizio indagato come personaggio di riferimento del clan Romeo-Santapaola, per l’esecuzione dei lavori di movimento terra in provincia di Messina. – continua sotto –  

Di qui, quindi, l’avvio di ben più penetranti investigazioni condotte dagli specialisti del Gico – Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, con l’ausilio di militari della Stazione Navale di Messina e della Sezione operativa navale di Milazzo, focalizzatesi, in particolare, proprio sul riscontro degli ipotizzati reati fine ambientali: una serie indeterminata di gravissimi reati di inquinamento che hanno causato l’irrimediabile compromissione di una vasta area di terreno, sita a Messina in Contrada San Corrado – località Gravitelli, peraltro sottoposta ai vincoli previsti per i siti di interesse comunitario e le zone di protezione speciale.

In particolare, nel corso delle complesse investigazioni svolte, consistite in riprese video, intercettazioni telefoniche e ambientali, articolate ricostruzioni documentali, integrate da accertamenti bancari, nonché da attività tipiche di polizia giudiziaria, è emerso come, nonostante nei confronti degli indagati fossero già intervenute precedenti iniziative dell’autorità giudiziaria, gli stessi continuassero ad utilizzare, abusivamente ed indisturbati, un’area adibita a discarica abusiva, aggravando ulteriormente la portata delle condotte contestate, anche attraverso continui sconfinamenti in altre proprietà limitrofe.

Più nel dettaglio, analizzando le immagini satellitari della zona, riferibili agli anni 2011 – 2019, si acquisiva prova inequivoca come lo spazio in questione risultasse significativamente alterato e progressivamente occupato da rifiuti di diverso genere, giunti ad occupare un’area di oltre 38mila metri quadrati. Gli accertamenti successivi, quindi, non solo acclaravano la mancanza di qualsiasi autorizzazione a ricevere rifiuti per l’area, peraltro occupata senza alcun titolo, ma anche la parallela assenza, da parte della società attenzionata, proprietaria dei mezzi utilizzati per le illecite attività di smaltimento, di qualsiasi comunicazione alla competente Arpa in ordine all’utilizzo di terre e rocce da scavo. – continua sotto –  

Sul punto, nel corso delle indagini, si acquisiva un corposo materiale indiziario, connotato da profili di gravità, relativo: al puntuale monitoraggio degli scarichi abusivi, eseguiti principalmente mediante l’utilizzo di mezzi intestati ad altra società cooperativa, sempre riconducibile ai componenti dell’organizzazione; all’organizzazione, sistematica, con la collaborazione di altro soggetto indagato, rappresentante legale di una società avente in gestione una discarica autorizzata a Messina, dell’illecito sversamento di materiale derivante da attività di sbancamento terra, avviata presso diversi cantieri edili cittadini; alla ricostruzione, nel periodo d’indagine, dell’indebito sversamento di una ingente quantità di rifiuti speciali, composti da scarti di lavori di ristrutturazione edile, chiamato in gergo “sterro”, mattonelle, laterizi, plastiche di qualsiasi genere, contenitori, buste e teli, polistirolo, cartone, cartongesso, tubi, pietrisco vario, scarifica, ruote di autovetture, pedane di legno, parti di mobili, eccetera, per un totale di circa 2.978 metri cubi, pari a 5.333.400 chilogrammi, per un corrispondente guadagno illecito, limitatamente a quanto oggetto di puntuale ricostruzione, pari a circa 220mila euro.

Gli accertamenti svolti, parimenti, hanno poi consentito di individuare, altresì, anche l’oggetto dei vari lavori commissionati agli associati da una nutrita cerchia di noti imprenditori edili messinesi – da qualificarsi come consolidati “clienti” – che, al fine di ridurre le spese di trasporto e smaltimento dei rifiuti da demolizione ed incrementare i propri profitti, sono risultati essersi rivolti, con carattere di sistematicità, al gruppo criminale indagato, in totale spregio delle regole e della salvaguardia ambientale. In tal senso, plurimi i riscontri circa l’uso consapevole e la sistematica inosservanza degli obblighi di redigere i cosiddetti Fir – Formulari di identificazione dei rifiuti, documenti necessari ai trasporti di materiale di risulta da attività edile, in relazione ai lavori affidati.

La gravità della condotta criminale accertata dalle Fiamme Gialle si rinviene proprio nel deterioramento significativo e misurabile di una estesa porzione del suolo, direttamente cagionato dai membri dell’associazione oggi tratti in arresto, aggravato dalla vicinanza della discarica abusiva scoperta al villaggio abitato Gravitelli, situato nella parte alta del torrente, oggi coperto, Portalegni, sulle colline ad ovest di Messina, a soli 2 chilometri dal centro cittadino. A tal riguardo, è purtroppo circostanza nota come un’eventuale alluvione, peraltro sempre più frequente in funzione dei gravi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo, sarebbe sicuramente facilitato nella sua forza distruttiva da colpevoli discariche abusive realizzate a monte di antichi torrenti, provocando – in ipotesi – fenomeni disastrosi. IN ALTO IL VIDEO

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