Aversa (Caserta) – Maggioranza e opposizione avevano chiesto a gran voce un consiglio comunale aperto per discutere delle prescrizioni pervenute dalla Corte dei Conti. Prescrizioni che pongono le casse del Comune di Aversa sull’orlo del dissesto con tutte le conseguenze del caso. L’altra mattina, invece, pochi, pochissimi i consiglieri comunali presenti, tutti di maggioranza, oltre alla giunta quasi al completo, come a difesa di una trincea. Di fatto, se si escludono gli interventi del consigliere comunale ex M5s Roberto Romano e dell’ex assessore Dino Carratù, si è assistito, in un’aula deserta dal lato del pubblico, ad un durissimo monologo del sindaco Alfonso Golia. – continua sotto –
«Da quasi due settimane – ha affermato il primo cittadino – la minoranza riempie le pagine dei giornali e il web di sproloqui sulla delibera della Corte dei Conti ma scappa dalle sedi istituzionali soprattutto quando le sedi istituzionali vengono aperte al confronto con i cittadini. Tutti assenti al Consiglio comunale aperto sul tema. Dimostrano ancora una volta la natura della loro azione, ben lontana a mio avviso dal bene della città e dal bene comune. Hanno avuto probabilmente paura del confronto con i cittadini, come hanno avuto paura fin oggi di convocare il consiglio comunale per ottemperare a parte delle prescrizioni ordinate dalla Corte».
«Sono giorni – continua Golia – che ripeto a me stesso, come ai cittadini interessi poco chi sono i buoni o i cattivi, ci saranno eventualmente altri organi deputati a stabilire questo, ma alle fesserie dovevo replicare. Alla Città interessa e per questo oggi abbiamo parlato di cosa è successo e cosa faremo oggi, tutto il dibattito politico dovrebbe arricchirsi sul merito, le posizioni di parte dovrebbero lasciare il campo al dibattito risolutivo della problematica. Un esercizio di metodo politico che auspico anche se con ritardo possa manifestarsi nelle prossime ore in città».
In chiusura, il sindaco incalza: «Non mi sottraggo mai, sono sempre qui a metterci la faccia, non sono mai scappato e non scapperò mai dinanzi alle responsabilità istituzionali, a differenza di qualcun altro. Con grande fermezza userò la stessa responsabilità istituzionale per costruire soluzioni previste dalla norma contabile per portare Aversa sempre più in un porto sicuro. Andiamo avanti con sempre maggiore determinazione, forza e coraggio rispettando sempre nelle scelte equità, rigore e trasparenza». – continua sotto –
A supporto del sindaco anche la consigliera di Noi Aversani, Federica Turco: «Da diversi giorni assistiamo ad urlatori seriali che sui social e sui giornali ci accusano di essere distratti, di essere poco trasparenti, che siamo responsabili del disastro finanziario, e chiedono un consiglio aperto per analizzare il problema legato alle prescrizioni delle Corte dei conti, Consiglio che il Sindaco già aveva chiesto e che si è tenuto sabato mattina. L’immagine dei banchi delle opposizioni vuoto parla da sola. Loro non c’erano. Hanno avuto paura di confrontarsi con la città e con i cittadini. Sono affezionati ai loro monologhi imprecisi ed infondati, per confondere il dibattito pubblico e per sfuggire alle loro responsabilità politiche ed istituzionali».
In effetti, proprio da queste colonne, Alfonso Oliva di Fdi e Paolo Santulli, esponente del Pd-sponda opposizione, avevano chiesto un Consiglio comunale aperto per discutere della vicenda con gli aversani, ma non sono stati presenti in aula. E’ anche vero che in pochi giorni si sono registrate le dimissioni del segretario comunale dopo appena 20 giorni dall’arrivo, e quelle del presidente del Consiglio comunale, Carmine Palmiero, che ha deposto le armi di fronte ad un guazzabuglio politico-amministrativo tra i più intricati a memoria d’uomo. Proprio il consigliere Oliva, in merito, ha dichiarato: «In un Consiglio comunale aperto svoltosi nel deserto, il sindaco si renda conto che i cittadini aversani sono stanchi di sentirsi raccontare favole ed ascoltare scuse lagnose: si preoccupi dell’assenza della sua maggioranza, forse impegnata in altre riunioni per sedere sulla poltrona di presidente. Si torni alle urne: dignità».