Aversa (Caserta) – Quanto tempo ancora gli aversani dovranno attendere per la riapertura del Sedile di San Luigi? Cosa impedisce all’Amministrazione di restituire alla cittadinanza un sito di tale importanza storica, artistica e culturale? – continua sotto –
Domande per le quali sembrano non esserci delle risposte. Dopo numerosi proclami, promesse al vento e lavori di rifacimento che, almeno a prima vista, sembrano essere terminati (la pavimentazione esterna, ndr.), l’unico Seggio nobiliare sopravvissuto, dei quattro che si trovavano ad Aversa, nonché il più antico tra i tredici esistenti in Italia, è finito definitivamente nel dimenticatoio. E badate bene non è una questione di maggioranza e opposizione poiché, se la prima per certi aspetti procede a rilento, molto a rilento, la seconda, almeno in parte, non è da meno.
Nel maggio del 2020 l’allora assessore alla Cultura, Luisa Melillo, aveva dichiarato al sottoscritto che in poco tempo il sito sarebbe stato riaperto come sede stabile di una delle due Pro Loco esistenti sul territorio. Tant’è che, a detta dell’assessore, i due presidenti delle associazioni erano stati già informati della scelta operata ed avevano accolto con piacere la decisione. Trascorsi altri due anni, dobbiamo necessariamente constatare che niente è stato fatto. Al netto dell’evento pandemico, superato oramai da tempo, almeno nelle prescrizioni e restrizioni sociali, si poteva quantomeno espletare la parte tecnica e burocratica per arrivare pronti ad una possibile e doverosa riapertura della struttura.
Ciò detto, non possiamo esimerci dal pensare che forse manca un tassello fondamentale: la consapevolezza, unita alla tenacia politica nello sfruttare al meglio l’immenso patrimonio artistico che ci circonda, che ci avvolge, che ci sorregge. Manco a dirlo – a qualcuno non interessa per niente – i Sedili, tipiche istituzioni medievali, aboliti in seguito all’editto emanato dal re Ferdinando IV di Borbone nell’aprile del 1800, venivano utilizzati dalle più importanti famiglie nobiliari, per riunirsi nella “Giunta degli Eletti” ed amministrare la città, decidendo su tematiche civili e giudiziarie. Una sorta di potere decentrato della Corona, concesso alla città nel 1195 dall’imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa. Quello in questione fu restaurato, in particolare negli elementi lapidei, nella terrazza soprastante il voltato e nelle finiture delle vele, grazie ad un progetto finanziato dalla Regione Campania, e sarebbe dovuto servire, dal 2014 in poi, come ufficio di promozione turistica e sede informativa per il ‘Jommelli – Cimarosa Festival’. Ancor prima fu oggetto di riqualificazione nel 1692 con i soldi degli aversani per poi essere recintato nel 1913. – continua sotto –
Abbiamo, dunque, la necessità di intervenire tempestivamente per riportare l’edificio nelle condizioni tali da renderlo accessibile, fruibile, magari aprendo le porte del sapere ai nostri discenti desiderosi di conoscere la storia e le nostre radici. Non guasterebbe un piano di sviluppo mirato che possa, unendo in sinergia le forze istituzionali e le associazioni, valorizzare la nostra storia.
Per la cronaca, dal mese di settembre il nuovo assessore alla Cultura, dopo le dimissioni rassegnate da Luisa Melillo, è Anna Sgueglia, alla quale rivolgiamo un accorato appello: “Apriamo il Sedile di San Luigi”, nella speranza che lo stesso possa essere prontamente raccolto.