Aversa (Caserta) – Nemmeno il tempo per il sindaco di Aversa Alfonso Golia di sottoscrivere i sei provvedimenti con i quali ha disposto la chiusura, per cinque giorni, di sei locali della movida cittadina perché occupavano abusivamente il suolo pubblico con i tavolini che il Tar Campania, per tre di essi che avevano impugnato l’atto in questione, disponendo la sospensiva in attesa della discussione nel merito della vicenda. – continua sotto –
A darne notizia il portavoce del “Condominio del Seggio” Raffale Oliva (nella foto) che sottolinea come anche il giudice di pace di Aversa, presso il quale proprio ieri si doveva discutere dell’impugnativa di una di queste sei sanzioni, ha preferito rinviare per meglio approfondire la questione anche a fronte della richiesta della polizia locale di andare subito a sentenza.
«Vi è una delibera di giunta del 2021 – ha ricordato Oliva – che prevede la proroga automatica dell’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico se leggi sopravvenute lo consentono e questo è avvenuto, ora la scadenza è del 31 dicembre prossimi, ma al Comune di Aversa la destra non sa quello che fa la sinistra».
Per la cronaca, a firmare il provvedimento, questa volta, è stato il primo cittadino, mentre sino ad ora atti simili erano stati sottoscritti dai dirigenti. Gli atti contenevano anche uno strafalcione che ha fatto il giro del web diventando virale, è, infatti, disposta: «la temporanea sospenZione del titolo autorizzativo all’esercizio dell’attività e la contestuale chiusura temporanea dell’esercizio». – continua sotto –
Al di là della curiosità grammaticale, si deve registrare l’affondo di Oliva: «Per noi commercianti è una vergogna che l’amministrazione comunale non apra un dialogo verso una soluzione della vicenda. Da parte nostra questo dialogo è stato cercato in tutti i modi ma siamo sempre stati bistrattati e presi in giro. Molti tra gli esercenti avevano impugnato tutti i verbali ricevuti presso il giudice di pace di Napoli nord, ora è giunta la sospensiva del Tar sull’ordinanza sindacale di chiusura. La normativa è chiara: chi è in possesso dell’autorizzazione di suolo pubblico concessa nel 2021 in automatico può occupare lo spazio indicato in precedenza fino al 31/12/22 grazie all’articolo 40 del decreto aiuti ter. Purtroppo, è il buon senso che manca».
«Noi piccoli imprenditori – continua Oliva – non riusciamo davvero a comprendere questo accanimento nei nostri confronti e riguardo l’occupazione di suolo pubblico che non solo contribuisce a limitare la diffusione del virus ma che rende anche le strade più sicuro sul piano dell’ordine pubblico. Inoltre, aggiungo che è fatta costantemente differenza sulla concessione di suolo pubblico tra locali che si trovano nella stessa strada e con la stessa disposizione urbanistica. A chi il permesso e a chi no. E questo ci fa pensare che le raccomandazioni o preferenze tra i commercianti sono un modus operandi di questa amministrazione. Insomma, una vicenda ai limiti di atti persecutori».
Aversa è, oramai, prigioniera di tavolini e dehors, ma si colpisce a macchia di leopardo, alcuni hanno realizzato delle vere e proprie stanze sul suolo pubblico, ma l’impressione è che i controlli siano fatti praticamente a caso. «Di quali leggi si parla?» chiede, da parte sua, il sindaco che continua: «Le ordinanze riguardano due fattispecie di sanzione che violano il codice della strada. Una che occupa più spazio di quello autorizzato, l’altra chi non aveva autorizzazione. L’unica proroga che posso immaginare fanno riferimento non è una legge, ma era la possibilità che i comuni avevano nello stato emergenziale di esonerare il pagamento del canone unico e di andare in deroga ai regolamenti comunali per i metri quadrati da occupare. Poi lo stato di emergenza è finito e molti non hanno regolarizzato nè avuto autorizzazione. Abbiamo, poi, altri che hanno regolarizzato e avuto autorizzazione ma occupavano più di quanto dovuto. In ogni caso, alcuni hanno impugnato la mia ordinanza e ottenuto la sospensione inaudìta altera parte. Il Tar ritiene che il locale rappresenti l’unica fonte di sostentamento per la famiglia».