Marcianise (Caserta) – Il Liceo “Federico Quercia”, diretto dal dottor Diamante Marotta, continua il suo attivo impegno sul territorio come laboratorio di Legalità contro tutte le mafie e contro tutte le discriminazioni. Martedì 20 dicembre, nell’Aula Magna del prestigioso istituto marcianisano, a partire dalle ore 10.20, gli studenti del prestigioso istituto marcianisano hanno seguito un seminario incentrato sulla storia delle tante vittime innocenti di camorra, persone cadute sotto i colpi della violenza della criminalità organizzata. – continua sotto –
A parlare con gli allievi del “Quercia”, in uno scambio interattivo e ricco di stimoli, Filiberto Imposimato, figlio di Franco, eliminato da una connection mafia-camorra l’11 ottobre 1983 in una sorta di vendetta trasversale nei confronti del fratello, l’allora giudice istruttore Ferdinando che stava indagando su Cosa nostra e Banda della Magliana. Con Filiberto Imposimato anche la giornalista Alessandra Tommasino, impegnata per il Comitato Don Peppe Diana e Libera su progetti di tutela ambientale, di beni confiscati alla camorra e di memoria delle vittime innocenti delle mafie, e Stefano Mancini, presidente della Cooperativa sociale La Strada – Teano,che restituisce nuova vita e dignità ai beni confiscati alla camorra, grazie al volontariato e alla cooperazione sociale.
Ad accogliere gli illustri ospiti, voce indomita e mai stanca dell’associazione “Libera”, fondata nel1994 da don Luigi Ciotti, per contrastare tutte le mafie ed ogni forma di corruzione, il dirigente scolastico Marotta, insieme al collaboratore vicario Pasquale Delle Curti e con il professor Giancarlo Pignataro. “Siamo orgogliosi di ricevere questi figli della nostra terra che, ogni giorno donano alla nostra terra nuova e sempre viva linfa di dignità e giustizia. – ha dichiarato il dirigente – Il nostro progetto educativo mira a sensibilizzare l’intera comunità, in particolare gli studenti tutti, a riscoprire i valori fondanti della convivenza civile, della responsabilità e del rispetto delle regole, delle persone, dell’ambiente. Siamo qui per declinare i temi della legalità, della cittadinanza, della vitalità della nostra Costituzione, unitamente a quelli del valore imprescindibile della Memoria, in tante azioni a cui aderire, affinché si possano produrre stimoli alla riflessione e al confronto delle idee, alla partecipazione attiva alla vita della scuola e della collettività”.
Il ricordo di Franco Imposimato è stato il trade union fra tutte le vittime innocenti della camorra il cui sangue, versato ingiustamente, si trasforma in seme fondamentale per promuovere il pieno sviluppo del cittadino e la costruzione del bene comune. “Ricordare Franco Imposimato e tutte le vittime innocenti – ha precisato Filiberto Imposimato – non deve essere solo una sterile elencazione di nomi ma è indispensabile conoscere quale vita ha vissuto ognuna di queste vittime, quali passioni, quali ideali hanno animato la loro esistenza. Il loro ricordo deve essere esempio per le giovani generazioni, sia nel rispetto delle vittime stesse, sia nella volontà che il dolore e la memoria conducano a una generale presa di coscienza su dove e come intervenire per fare in modo che ogni forma di criminalità sia un giorno definitivamente sconfitta. In questi anni, proprio sui ragazzi ho concentrato i maggiori sforzi di educazione alla legalità, nella quale le scuole sono ormai da anni impegnate, e dai ragazzi arrivano spesso i più grandi messaggi di speranza per un futuro in cui il “no” alle mafie diventi netto e definitivo. Come già fatto in più circostanze, vorrei, però, che si prestasse maggiore rispetto, attenzione, sensibilità per chi mette a nudo il proprio dolore e la propria sofferenza. Non a caso molti familiari rivendicano una maggiore attenzione da parte dello Stato, storie di dolore che, a distanza di anni, ancora attendono giustizia e che spesso trovano il più grande ostacolo proprio nelle istituzioni”. – continua sotto –
Incisivo anche l’intervento della giornalista Alessandra Tommasino che ha ricordato il suo duro impatto con la criminalità organizzata legato all’omicidio di Don Peppe Diana, che, a soli 36 anni, fu ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo del 1994, nel giorno del suo onomastico e nella sua chiesa, la parrocchia di San Nicola di Bari. Tommasino ha poi parlato anche di Antonio Petito, altra vittima innocente di camorra, ucciso nel 2002, per aver avuto un diverbio Gianluca Bidognetti, 13 anni, figlio del boss Francesco, e di Angelo Riccardo, ucciso a San Cipriano D’Aversa il 21 luglio 1991 per uno scambio di persona. “E’ necessario – ha affermato Alessandra Tommasino – mantenere vivo il ricordo delle vittime innocenti delle mafie e camminare al fianco dei loro familiari, organizzando momenti di confronto e formazione. Riteniamo fondamentale costruire percorsi che ci aiutino a elaborare un’idea di Memoria che vada oltre il rischio della retorica e conservi il racconto di fatti realmente accaduti che hanno colpito non solo le famiglie delle vittime, ma l’intera comunità”.
Altrettanto intensa la storia di Stefano Mancini che, all’età di 19 anni, scopre che nel proprio territorio c’è un bene confiscato, scopre che i beni confiscati in provincia di Caserta rivivono grazie alle persone che sono state messe da parte, scopre che “ci si poteva impegnare, si poteva fare qualcosa”, costruire le “Terre di don Peppe Diana” e rendere così “un pacco alla camorra”. La storia che è iniziata da quel punto è la storia della Cooperativa sociale “La Strada”. “E’ una storia – ha detto Mancini – che nasce da quel volontariato che sensibilizza, connette, forma i giovani del territorio. Oggi la cooperativa sociale ‘La Strada’, si occupa del riutilizzo sociale del bene, usando il criterio dell’agricoltura sociale, ossia ecosostenibile e mirato all’inserimento sociale e lavorativo di persone che appartengono alle cosiddette ‘fasce svantaggiate’ della popolazione”.
“Questo incontro ha rappresentato per la comunità scolastica del Quercia – ha concluso Diamante Marotta – lo stimolo ulteriore a promuovere il valore della legalità come massima garanzia di libertà ed imprescindibile bisogno sociale e civile”.