I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione al provvedimento con cui il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca di beni mobili e immobili, denaro, preziosi e compendi societari nella disponibilità di un noto imprenditore siciliano, già oggetto di decreto di sequestro in materia di prevenzione antimafia, eseguito dalle Fiamme gialle catanesi il 13 marzo 2020. Si tratta, in particolare, di un patrimonio del valore di circa 20 milioni di euro, costituito da 6 attività imprenditoriali, 3 fabbricati, 1 motociclo, denaro contante e diversi preziosi. – continua sotto –
L’indagine si collega all’operazione “Vento di scirocco”, condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania e dai carabinieri del nucleo investigativo etneo, all’esito della quale l’imprenditore è stato tratto in arresto, insieme a 22 persone, per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, estorsione in concorso, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, falsità commessa dal privato in atto pubblico, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare il clan mafioso etneo dei “Mazzei” (detti “Carcagnusi”).
I successivi approfondimenti svolti da unità specializzate del Gico hanno permesso di inquadrare l’imprenditore quale soggetto caratterizzato da “pericolosità qualificata” che avrebbe vissuto abitualmente con i proventi di attività delittuose, essenzialmente consistenti nella perpetrazione continuata di articolate frodi fiscali e di contrabbando aggravato. Sotto il profilo soggettivo, la carriera criminale dell’indagato avrebbe avuto inizio nel 2007 sotto l’egida mafiosa dello zio della moglie, all’epoca, capo del clan “Sciuto-Tigna”. Dopo la carcerazione di quest’ultimo capoclan, l’imprenditore siciliano, tra il 2009 e il 2011, sarebbe finito sotto l’ala protettrice dei Mazzei, i quali si sarebbero avvalsi del suo operato per il contrabbando di prodotti petroliferi.
L’imprenditore, al di là delle sue stabili frequentazioni con soggetti gravati da rilevanti precedenti penali e di polizia, è risultato inoltre coinvolto in molteplici vicende giudiziarie per reati edilizi, furto continuato, associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di pagamento dell’accisa sul gasolio da autotrazione e al contrabbando di prodotti petroliferi immessi nel mercato nazionale in evasione d’imposta (Accise e Iva), utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, falso ideologico, frode in commercio e turbata libertà del commercio, riciclaggio e autoriciclaggio. – continua sotto –
A carico dell’imprenditore, inoltre, è corrisposta una rilevante e costante “sproporzione” nel periodo considerato (2007-2017) tra le attività economiche possedute, dal medesimo e dal suo nucleo familiare, e i redditi dagli stessi dichiarati. Sulla base dei descritti plurimi elementi indiziari, il Tribunale etneo ha ritenuto il proposto “socialmente pericoloso” e che i beni e le attività economiche acquisite dal 2007 al 2017 abbiano rappresentato il frutto e/o il reinvestimento dei proventi della attività illecite, disponendone, con il provvedimento del 2020, il relativo sequestro.
Il giudice ha confermato la bontà della ricostruzione effettuata dai finanzieri etnei nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura etnea, disponendo la confisca del patrimonio consistente in: 4 società e 2 ditte individuali, operanti nel settore del commercio di prodotti petroliferi aventi sede tra Catania, Augusta e Sant’Agata Li Battiati (Catania); 3 immobili, di cui 2 siti a Catania e uno a Giardini Naxos (Messina); diversi beni mobili (un motociclo, denaro contante e diversi preziosi). IN ALTO IL VIDEO