Aversa (Caserta) – E’ ancora sulla vetta l’Asl Caserta con i presidi ospedalieri di Aversa e di Piedimonte Matese per il trattamento delle fratture del collo del femore nei pazienti over 65 entro le 48 ore dall’accesso in Pronto Soccorso. – continua sotto –
I dati ufficiali definitivi per l’anno 2021 del Programma Nazionale Esiti, strumento di misurazione, analisi, valutazione e monitoraggio delle performance clinico-assistenziali delle strutture sanitarie a disposizione delle Regioni, delle aziende e dei professionisti per il miglioramento continuo del Servizio sanitario nazionale, confermano una performance eccezionale delle due Unità operative complesse dirette, rispettivamente, dal dottor Achille Pellegrino e dal dottor Bruno Di Maggio. L’ospedale “Moscati” di Aversa, infatti, è risultato primo in Regione Campania con oltre l’84% (293 pazienti) operati entro due giorni dall’evento fratturativo, dati decisamente superiori rispetto alla media nazionale (64%) e alla media Regionale (58%), seguito dall’ospedale di Piedimonte Matese e Ospedale del Mare dell’Asl Napoli1 anch’essi con una percentuale superiore all’80%.
Soddisfatti i vertici dell’Asl di Caserta – il direttore generale Amedeo Blasotti, il direttore sanitario Vincenzo Iodice e il direttore amministrativo Giuseppe Tarantino – che hanno costantemente monitorato i report mensili dei nosocomi. “L’intervento precoce di stabilizzazione delle fratture del collo del femore nei pazienti over 65 – afferma il direttore della Orto-Traumatologia del ‘Moscati’, Achille Pellegrino (nella foto) – è fondamentale perché determina una diminuzione sia della degenza media pre-operatoria che post-operatoria con una marcata riduzione delle complicanze da allettamento, quali ulcere e/o piaghe da decubito, infezioni e complicanze cardio-respiratorie e cardio-circolatorie nel pre-operatorio e un’abolizione o marcata riduzione del dolore con conseguente riabilitazione precoce nel post-operatorio, così da evitare lunghe degenze ospedaliere e riabilitative e, quindi, un aggravio di costi diretti, indiretti e anche sociali”.
“Pur tuttavia – ha continuato Pellegrino – pazienti affetti da comorbità necessarie da essere inquadrate dal punto di vista clinico-strumentale e immediatamente corrette prima dell’intervento chirurgico, non sempre vengono trattati entro le 48 ore: in alcuni casi l’intervento chirurgico viene eseguito quando si raggiunge una stabilizzazione e una correzione di tutte le criticità organiche avvalendosi di un costante monitoraggio generale, onde evitare complicanze talora anche letali”. – continua sotto –
“Ovviamente – sottolinea Pellegrino – all’intervento chirurgico deve seguire immediatamente un trattamento riabilitativo per la ripresa funzionale e la concessione precoce del carico e della deambulazione e nello stesso tempo un trattamento farmacologico per evitare il rischio una seconda frattura. Proprio per questo motivo abbiamo stilato un protocollo riabilitativo per la presa in carico dei pazienti e attivato un ambulatorio ‘Fracture Liaison Service’ dedicato ai degenti affetti da fratture da fragilità in modo da realizzare un percorso organizzativo adeguato secondo modelli elaborati sia a livello internazionale dall’International Osteoporosis Foundation (I.o.f.) sia a livello nazionale dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (S.i.o.T.) con la realizzazione di un database e di una cartella clinica informatica.
L’obiettivo finale, così come riassunto efficacemente dal programma dell’I.o.f. denominato “Capture the fracture”, è quello di evitare le rifratture, monitorando i pazienti in modo attento e controllato, per impedire il cosiddetto “treatment gap”. Solo così il “paziente fragile”, sia “anziano” che “grande anziano”, potrà beneficiare di cure che assicurino il ritorno a compiere gli atti quotidiani della vita quo ante l’evento fratturativo e una minore incidenza di complicanze, di aggravamenti di condizioni cliniche pregresse già compromesse, e, soprattutto, di rifratture.