Il “pizzo” del clan dei Casalesi, imprenditore picchiato: “sconto” in appello per 5 imputati

di Redazione

Erano stati condannati in primo grado dal gip del Tribunale di Napoli, Antonio Baldassarre, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e lesioni aggravate dal metodo mafioso in quanto con l’intimidazione dell’appartenenza al clan dei casalesi, fazione Bidognetti, avevano percosso il titolare di un rimessaggio di barche di Castel Volturno, al fine di estorcere il “pizzo”. – continua sotto –

Si è celebrato il processo innanzi alla Corte di Appello di Napoli, seconda sezione penale, a carico dei cinque imputati. Il procuratore generale, Schettino, ha chiesto la conferma delle condanne. Invece, sono arrivati gli sconti di pena invocati dalla difesa.

LE CONDANNE RIDOTTE – Per Giovanni Arillo, di Castel Volturno (Caserta) tre anni e un mese di reclusione (rispetto ai 3 anni e 8 mesi inflitti in primo grado), per Francesco Barbato e Francesco Sagliano, entrambi di Giugliano (Napoli), e Antonio Cacciapuoti, di Villaricca (Napoli), rispettivamente 5 anni e un mese di reclusione (rispetto a 6 anni e mezzo in primo grado, il pm ne aveva chiesti 8), per Pasquale Musciarella, di Napoli, cinque anni (6 anni e quattro mesi in primo grado). Inoltre, Barbato, Sagliano e Cacciapuoti sono stati assolti dal reato di porto e detenzione di una pistola calibro 7.65. Il collegio difensivo è stato composto dagli avvocati Carmela Maisto, Ferdinando Letizia, Giuseppe De Gregorio, Dario Carmine Procentese e Luigi Poziello.

IL FATTO – Ad essere colpiti dalla misura in carcere Francesco Barbato, 41 anni, di Giugliano; Francesco Sagliano, 39 anni, di Giugliano; Antonio Cacciapuoti, 50 anni. Arresti domiciliari per Giovanni Arillo, 34 anni di Castel Volturno. Secondo le risultanze investigative, i quattro indagati, in un periodo compreso tra l’ultima decade di giugno e le prime settimane di luglio scorso, avevano tentato di estorcere del denaro all’imprenditore di Castel Volturno. In una circostanza, addirittura lo avrebbero percosso e minacciato con una pistola.  – continua sotto –

L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha fatto emergere un singolare sistema delittuoso. Emergeva che l’imprenditore era stato preventivamente avvicinato da Arillo, elettricista del posto, il quale, nel corso di un incontro, lo aveva chiaramente intimorito, palesandogli la presenza in quell’area territoriale di un violento gruppo di soggetti indicati come “Casalesi – fazione Bidognetti”. Veniva esplicitato, inoltre, che costoro fossero intenti a riscuotere i “ratei” estorsivi nelle zone di egemonia e che pertanto, di certo, si sarebbero fatti vivi anche presso l’attività dell’imprenditore. E, infatti, il gruppo più volte si presentava presso l’azienda e, in seguito all’opposizione della vittima, si procedeva ad una “spedizione punitiva”, conclusasi con il violento pestaggio dell’imprenditore.

Il gip di Santa Maria Capua Vetere convalidava il fermo di Barbato, Sagliano ed Arillo, rispettivamente rintracciati nei territori di Mondragone e Castel Volturno. A carico del tribunale di Napoli Nord, invece, la convalida per Cacciapuoti, poiché rintracciato nel territorio di Villaricca.

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