Colpo alla mafia di Pagliarelli, mandamento di Palermo. I carabinieri del comando provinciale hanno arrestato sette persone (cinque in carcere e due ai domiciliari) tra il capoluogo siciliano, Riesi (Caltanissetta) e Rimini. Le accuse sono di associazione mafiosa ed estorsioni, consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito Cosa nostra. Il blitz ha disarticolato la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale. – continua sotto –
In carcere sono finiti: Pietro Badagliacca, 79 anni; Gioacchino Badagliacca, 46; Angelo Badagliacca, 51; Pasquale Saitta, 68; Marco Zappulla, 34. Ai domiciliari: Antonino Anello, 82; Michele Saitta, 70. Alcuni dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare erano già stati condannati in passato per associazione mafiosa, mentre altri vengono considerati dagli investigatori “uomini d’onore riservati” che finora erano rimasti immuni da indagini “a causa delle cautele adottate nei loro confronti – dicono i carabinieri – dal sodalizio”. Si tratta di affiliati che godono di un regime di particolare tutela da parte di Cosa nostra e che verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dei clan. Accorgimenti che, tuttavia, sono stati superati dal lavoro dei militari e dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Ne emerge un quadro che conferma, ancora una volta, “la piena operatività” di Cosa nostra, oltre che “il costante richiamo” da parte di boss e ‘picciotti’ “alle regole mafiose più arcaiche”. Tornano così alla ribalta nomi storici di Cosa nostra: tra questi anche coloro che gestirono la trasferta in Francia del boss Bernardo Provenzano per sottoporsi ad alcune cure mediche, o che tennero i contatti con l’ex superlatitante Matteo Messina Denaro.
Nelle intercettazioni lo “statuto” di Cosa nostra – La mafia avrebbe un vero e proprio “statuto” che sarebbe stato scritto dai suoi “padri costituenti”. È quanto emerge dalle intercettazioni allegate all’inchiesta. I militari hanno intercettato una riunione della famiglia mafiosa di Palermo-Rocca Mezzomonreale, che si è tenuta nelle campagne di Caltanissetta: in questo contesto è arrivato da parte di alcuni indagati il richiamo al rispetto delle regole e dei principi più arcaici che sarebbero compendiati in una sorta di “carta costituzionale” di Cosa nostra. Il gip che ha dato l’ok agli arresti definisce la conversazione captata “di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria” dal momento che viene fatto esplicito richiamo all’esistenza di un “codice mafioso scritto” che sarebbe custodito gelosamente da decenni e che regolerebbe ancora oggi la vita di Cosa nostra palermitana.
Sventato omicidio architetto – L’indagine ha consentito di sventare un progetto di omicidio nei confronti di un architetto. Il piano di morte sarebbe stato deciso in una riunione della famiglia di Palermo-Rocca Mezzomonreale avvenuta nelle campagne di Caltanissetta. Il professionista era finito nel mirino del clan perché ritenuto responsabile di una serie di mancanze nello svolgimento del proprio lavoro. Venuta alla luce anche una serie di estorsioni mirate a rimpinguare le casse della famiglia mafiosa: commercianti e imprenditori subivano le richieste di denaro o l’imposizione di ditte riconducibili a Cosa nostra. Ricostruito anche un episodio inquietante: gli indagati appesero al cancello della vittima del pizzo una bambola con un proiettile conficcato in fronte. – continua sotto –
Crosetto: “Grazie ai carabinieri, dopo Messina Denaro la lotta continua” – “Oggi sono state arrestate sette persone perché un’ora dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro le persone che lo hanno arrestato hanno ripreso il loro lavoro, la lotta contro la criminalità organizzata e il loro servizio allo Stato: sono venuto a ringraziarli non solo per l’arresto di Messina Denaro, ma per il lavoro che fanno ogni giorno e che hanno fatto in questi anni”. A dirlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, oggi a Palermo nella sede del comando legione carabinieri Sicilia. Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, ha aggiunto Crosetto, “qui il lavoro continua e le persone che lo fanno rappresentano lo Stato e la sua parte pulita che cerca di fermare chi vuole combattere la legalità. Oggi la mia presenza qua è per ringraziarli per ciò che hanno di nuovo iniziato a fare dal mattino seguente”. IN ALTO IL VIDEO