Durante il periodo critico della pandemia si sarebbero impossessati di un centinaio di tamponi per la rilevazione del Covid-19 riservati ai dipendenti di un’Asl di Napoli, poi utilizzati per amici e parenti in cambio di 50 euro ciascuno. – continua sotto –
E’ quanto ha scoperto il Nas del capoluogo campano che, al termine di indagini coordinate dalla Procura (Seconda Sezione, reati contro la pubblica amministrazione, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno), ha notificato a due infermieri, fratelli gemelli, in servizio presso l’Asl, una sospensione della durata di un anno dall’esercizio del pubblico servizio emessa dal giudice per le indagini preliminari.
I due fratelli – a cui gli inquirenti contestano i reati di peculato, falso ideologico e truffa – dopo avere praticato il tampone, hanno inserito nel database i reali nominativi dei loro “clienti” e questo ha consentito successivamente di rilevare che quelle persone non erano dipendenti dell’Asl.
Indagando su questa vicenda, i carabinieri del Nas di Napoli (coordinato dal comandante Alessandro Cisternino) hanno anche scoperto che uno degli infermieri risultava in malattia mentre partecipava a un corso formativo in ambito sanitario.