‘Ndrangheta in Emilia, confiscati beni per 8,5 milioni ad affiliato alla cosca Grande Aracri

di Redazione

La Direzione investigativa antimafia ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca, emesso dalla Corte di Appello di Bologna, su richiesta del procuratore generale, di beni per un valore stimato in circa 8 milioni e mezzo di euro ad un esponente di rilievo di una cosca di ‘Ndrangheta, attiva nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, storicamente legata alla cosca di Cutro (Crotone) facente capo a Grande Aracri Nicolino. – continua sotto – 

Si tratta di Antonio Muto, 78 anni, condannato in via definitiva il 7 maggio 2022 a 10 anni e 8 mesi di reclusione nell’ambito dell’operazione “AEmilia” per associazione di stampo mafioso, è attualmente detenuto giusta ordine di esecuzione emesso dalla Procura Generale di Bologna.

“La figura del condannato – fa sapere la Dia – è quella di partecipe molto attivo del sodalizio ‘ndranghetista emiliano, osservante delle gerarchie e regole dettate dai capi, fedele alle direttive ricevute condivise ed attuate, raccordo tra la cosca mafiosa ed esponenti delle Istituzioni locali consentendo in tal modo il rafforzamento e l’espansione economica del sodalizio, di chiara matrice imprenditoriale”.

Gli accertamenti, spiega ancora la Dia, hanno consentito di “individuare un complesso di elementi patrimoniali di cui il condannato ha avuto la disponibilità e dimostrare che il loro valore era sproporzionato ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta”. – continua sotto – 

L’ordinanza di confisca ha interessato 50 immobili, tra cui una villetta di pregio a Reggio Emilia, capannoni industriali, terreni, una società immobiliare, un automezzo e 12 rapporti bancarie.

L’intero patrimonio, passato definitivamente nelle mani dello Stato, sarà amministrato dall’Agenzia Nazionale del Beni Sequestrati e Confiscati.

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