Aversa (Caserta) – Nel braccio di ferro tra il Comune di Aversa e i pubblici esercizi scende in campo la Confcommercio con il presidente provinciale Lucio Sindaco che teme problemi di ordine pubblico e occupazionali. – continua sotto –
«Siamo in prima linea – ha dichiarato Sindaco – affinché si riesca a dirimere una questione che sta assumendo i contorni della farsa. Ciò che sta accadendo è infatti veramente paradossale. Una intera categoria fortemente penalizzata da cavilli burocratici e negligenze amministrative. Speriamo in un intervento del Prefetto che ci aiuti ad ottenere risposte certe e chiare dall’amministrazione comunale». «Gli animi – continua il leader provinciale di Confcommercio – sono infuocati e temiamo che questo clima possa innescare problemi di ordine pubblico. Occorre favorire il dialogo ed il confronto tra le parti e soprattutto è fondamentale che ciascuno si assuma le proprie responsabilità».
Sulla stessa scia il presidente provinciale di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Confcommercio Caserta, Giuseppe Russo, che definisce estremamente grave quanto sta accadendo ad Aversa. Il riferimento va alle numerose multe e al sequestro dei gazebo effettuati dalla Polizia municipale in base ad una interpretazione ritenuta particolarmente restrittiva della normativa vigente. «Il Comune – ha dichiarato Russo – deve dotarsi al più presto di un nuovo regolamento per l’occupazione di suolo pubblico ma nel frattempo chiediamo che venga concessa una proroga delle autorizzazioni ai gestori di bar e locali che nelle ultime settimane sono stati bersagliati da contravvenzioni e sequestri ingiustificati, che non sono imputabili a loro. I ritardi e le mancanze di un’amministrazione non possono infatti ricadere sui commercianti».
«Alcuni esercizi commerciali sono stati costretti a ridurre il personale – commenta Raffaele Oliva, delegato Fipe Confcommercio di Aversa – perché senza i dehors e gli spazi all’esterno si riduce anche il numero dei clienti e quindi la mole di lavoro. Con ripercussioni non soltanto per chi svolge la somministrazione di cibi e bevande ma per il mondo del commercio nel suo complesso perché rende la città più povera di servizi e meno attrattiva agli occhi degli utenti».