Aversa, tutelare colonie feline per ridurre randagismo e topi: l’appello delle “gattare”

di Antonio Arduino

Aversa (Caserta) – Quando si parla di randagismo si pensa quasi sempre ai cani, in realtà il randagismo è anche dei gatti. Due fenomeni che l’Italia tutela con la legge numero 291 del 14 agosto 1991 che, all’articolo 1, recita “lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione e condanna gli atti di crudeltà contro di essi” e precisando, all’articolo 2, specificamente che “è vietato maltrattare i gatti che vivono in libertà. – continua sotto –

Il maltrattamento è punito penalmente con la reclusione da tre a diciotto mesi o con una multa che va dai 5000 ai 30mila euro”. Aggiungendo, inoltre, che “chiunque cagioni la morte di un animale, gatti o cani che siano, per crudeltà o senza necessità è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni secondo articolo 544 del codice penale”. Anche la cattura dei gatti che vivono in stato di libertà è punita perché recita la legge “è permessa solo per comprovati motivi sanitari”.

Ma non è tutto, la legge prevede la necessità che ci sia qualcuno che curi gatti che formano le cosiddette “colonie feline”. Sono composte da gatti randagi che si riuniscono in gruppi, vivendo abitualmente in un’area pubblica o privata dove vengono accudite da volontari, definiti “gattari”, che provvedono a gestire la colonia per il suo mantenimento, inteso come pulizia dei luoghi e igiene. Per eventuali rifugi e alimentazione vale quanto la legge indica per i Comuni ai quali spettano le spese veterinarie che sono a carico dell’Ente in cui si trovano le colonie considerate, dalla legge 291, parte integrante della società e che hanno il diritto di ricevere cure e cibo nel luogo prescelto nel rispetto delle norme igieniche.

Le colonie feline vengono registrate presso il comune in cui si trovano da un referente che, di solito, è un volontario o il rappresentante di un’associazione animalista, ma chiunque può registrarle. Il referente, ottenuto il riconoscimento della colonia, viene incaricato dal comune di gestirne il mantenimento tranne che per le spese veterinarie che rimangono a carico dello stesso comune che si occupa anche di sterilizzare gratuitamente i componenti di una colonia felina. I gatti sterilizzati vengono identificati con una piccola scissione della punta dell’orecchio o un microchip e inseriti nella banca dati regionali dell’anagrafe felina. – continua sotto –

Dal primo gennaio 2020 l’Associazione per la Salute e la Tutela degli Animali ricorda che le colonie sono importanti, a prescindere dalla legge che obbliga a tutelare e a non allontanare gatti da luogo dove hanno formato colonia, per la grande utilità che hanno sul territorio per contenere il proliferarsi di ratti. Cosicché i gatti possono costituire un rimedio efficace per eliminare o limitare le derattizzazione, essendo la vita media dei ratti compresa fra i tre-quattro anni e una femmina mette al mondo fino a 12 topini ogni tre quattro settimane.

Valutando i pro e i contro, appare evidente che le colonie feline posso risolvere in modo economico e meno dannoso il problema della presenza dei topi. Da qui la necessità di favorire l’attività dei “gattari”. È ciò che chiedono le tre “gattare” intervistate. IN ALTO IL VIDEO

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