Mafia, arrestata la sorella di Matteo Messina Denaro. Custodiva i “pizzini” del boss

di Redazione

Rosalia Messina Denaro, sorella del superboss di Castelvetrano catturato il 16 gennaio e ora rinchiuso nel carcere de L’Aquila, è stata arrestata dai carabinieri del comando provinciale di Trapani, insieme allo Squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia. L’arresto è stato eseguito su disposizione del gip del tribunale di Palermo, che ha accolto la richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. La donna è indagata per associazione mafiosa. – continua sotto –

L’arresto rientra nelle indagini che hanno consentito la cattura del padrino di Castelvetrano un mese e mezzo fa all’esterno di una clinica di Palermo, dove si recava per curare un tumore. Quel giorno finì agli arresti anche l’autista del boss, Giovanni Luppino, accusato di favoreggiamento a Cosa nostra. In carcere anche il geometra di Campobello di Mazara Andrea Bonafede, l’uomo che prestò la sua identità al boss e che ora deve rispondere di favoreggiamento alla mafia.

Stesso destino per il medico Alfonso Tumbarello: a quest’ultimo, che prescriveva le ricette con le quali Messina Denaro aveva accesso alle cure del servizio sanitario pubblico, viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa. Carcere anche per un altro componente della catena di fiancheggiatori di Messina Denaro: si tratta di un altro Andrea Bonafede, cugino del geometra, anche lui di Campobello di Mazara, che consegnava le ricette mediche all’allora latitante. In questo caso l’accusa è di favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato la mafia.

Rosalia Messina Denaro, 68enne, è la madre di Lorenza Guttadauro, avvocata scelta dal capomafia di Castelvetrano dal giorno successivo al suo arresto. Il marito di Rosalia Messina Denaro è Filippo Guttadauro, boss del quartiere palermitano di Brancaccio. In carcere anche il secondo figlio della coppia, Francesco. – continua sotto –

“Pizzino” con diario clinico ha favorito cattura boss – “Pizzini” che, messi insieme, costituivano il diario clinico del paziente oncologico Andrea Bonafede, l’alias usato da Matteo Messina Denaro. A custodire gli scritti era Rosalia. È stato proprio il ritrovamento di uno di questi scritti “improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da ‘Rosetta'” a indirizzare gli investigatori verso la cattura dell’ultimo grande stragista. È quanto ricostruisce l’ordinanza del gip di Palermo Alfredo Montalto. Il ‘pizzino’ in questione è stato ritrovato a seguito dell’installazione di microspie e telecamere all’interno dell’abitazione di Castelvetrano di Rosalia. Lo scritto era posto all’interno di una gamba cava di una sedia di alluminio. Recava annotazioni confuse, ma al momento del ritrovamento era stato comunque precauzionalmente fotografato dagli operanti e lasciato occultato esattamente nel luogo dove si trovava. I successivi accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria hanno dimostrato con certezza che il paziente oncologico non corrispondeva alla persona fisica censita, ma a Matteo Messina Denaro, poi arrestato lo scorso 16 gennaio nei pressi della clinica La Maddalena di Palermo.

“Trattati come canaglie” – “Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie, trattati come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati una etnia da cancellare, eppure siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato, prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo”. Questo il contenuto di un pizzino scritto dal boss. Il messaggio era indirizzato alla sorella Patrizia e al nipote Francesco. “Siamo siciliani e tali volevamo restare – ancora il testo -. Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene. Hanno affamato la nostra terra con questa bugia”. E ancora: “Ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e donne che soffrono per questa terra, si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciar passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo ed un giorno ne sono convinto tutto ci sarà riconosciuto. E la storia ci restituirà quello che ci hanno tolto in vita”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico