E’ quello di Diana Biondi, la studentessa 26enne di Somma Vesuviana (Napoli), scomparsa lunedì scorso, il cadavere recuperato dai carabinieri nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle 18, in località Santa Maria a Castello. Secondo una prima ipotesi, la ragazza si sarebbe lanciata nel vuoto da un dirupo, morendo sul colpo. – continua sotto –
Un gesto estremo sul quale è stata avanzata un’ipotesi legata agli studi, ovviamente tutta da verificare. Diana frequentava la Facoltà di Lettere Moderne all’Università “Federico II” di Napoli. I familiari erano convinti che fosse prossima alla laurea e che avrebbe dovuto andare a ritirare la tesi proprio il giorno della sua scomparsa. Ma sembra che fosse indietro col piano di studi. Sprofondata nel timore di deludere la sua famiglia e non trovando il coraggio di confidarsi con qualcuno, avrebbe quindi deciso di togliersi la vita.
Diana era uscita di casa la mattina di lunedì 27 febbraio, dicendo di doversi recare all’università. L’ultimo messaggio del padre, Edoardo, prima che il cellulare di lei non fosse più raggiungibile, era stato inviato alle 17.55 di lunedì. “Non posso parlare”, la risposta. Giunta sera e preoccupato del fatto che la figlia non rincasasse, l’uomo andava dai carabinieri per denunciare la scomparsa. Del caso si era interessato anche il programma di Rai3 “Chi l’ha visto?”.
Poi, martedì pomeriggio, un gruppo di giocatori di bocce segnalava un corpo in un dirupo e allertava i carabinieri. Appesa alla recinzione dell’ex ristorante, chiuso da tempo, c’era la borsa con cui la giovane era uscita di casa il giorno prima. Da lì pochi dubbi che il cadavere rinvenuto lì vicino, tra l’altro con gli stessi indumenti che la 26enne aveva al momento della scomparsa, fosse quello di Diana. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Nola.