Napoli, omicidio madre Donato De Caprio: l’indagata fa parziali ammissioni

di Redazione

Napoli – E’ stato il marito di Stefania Russolillo, la 47enne fermata per l’omicidio di Rosa Gigante, 72 anni, madre del salumiere tiktoker Donato Di Caprio, a informare la polizia che il crimine consumato nell’abitazione di via vicinale Sant’Aniello era riconducibile alla moglie. Lo ha reso noto il primo dirigente della Squadra Mobile di Napoli, Alfredo Fabbrocini, in una conferenza stampa in Questura. – continua sotto –

L’episodio è avvenuto alle 12 di martedì 28 aprile in un’abitazione di via vicinale Santaniello, nel quartiere Pianura. “Il corpo della signora – ha fatto sapere Fabbrocini – è stato trovato supino con segni di violenza e parzialmente bruciato, con un cavo all’altezza del collo. Le bruciature sono state causate da un liquido infiammabile, nel corso di un tentativo di darle fuoco. Al momento non sono note le causa del decesso. Dobbiamo aspettare l’autopsia”.

L’indagata ha fatto parziali ammissioni sull’accaduto, caratterizzate da vari “non ricordo”, e gli investigatori si sono avvalsi anche delle testimonianze di altre persone presenti nel palazzo. Russolillo, ha detto ancora Fabbrocini, “risulta essere in cura presso un centro di igiene mentale”. Riguardo al presunto movente, gli inquirenti confermano che c’era stato un rimprovero che sarebbe stato mosso da Rosa Gigante alla Russolillo che l’accusava di prendere la sua posta. “Abbiamo ragionevoli sospetti – ha concluso Fabbrocini – che a uccidere sia stata l’indagata”.

Legale famiglia: “Non sono da escludere complici e ipotesi furto” – Potrebbe non avere agito da sola Stefania Russolillo. A sollevare il dubbio è l’avvocato Hilarry Sedu, legale della famiglia della vittima, che spiega: “Non escludiamo che la donna sia salita a casa della vittima per compiere un furto, pensando che la povera Rosa custodisse i frutti del successo del figlio”. L’avvocato riferisce anche informazioni acquisite da un testimone che avrebbe sentito il figlio minorenne dell’indagata fare riferimento a un’altra persona che avrebbe utilizzato il liquido infiammabile utilizzato per tentare di dare fuoco al corpo della 72enne. Per Sedu, quindi, “ci sono tanti punti da chiarire e tanti interrogativi che attendono una risposta. I figli sono tutti sotto choc e chiedono giustizia, vogliono sapere la verità sull’accaduto”, conclude l’avvocato, che annuncia di voler nominare un consulente di parte per l’autopsia.

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