Aversa (Caserta) – “Siamo di fronte all’amministrazione comunale che, molto probabilmente, ha cambiato il maggior numero di assessori al Commercio”. A parlare è Maurizio Pollini, dirigente Confesercenti Campania e coordinatore Camere Commercio Campania. – continua sotto –
“Ciò ci ha molto sorpreso – aggiunge Pollini – perché eravamo fermamente convinti che pensavamo che il commercio e le attività produttive stessero tanto a cuore a chi oggi regge le sorti della città. Mentre tutte le sigle sindacali che rappresentano gli imprenditori commerciali spingono affinché Aversa, viste le sue caratteristiche e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, possa diventare la ‘città capoluogo del commercio’ in provincia di Caserta dobbiamo invece assistere, dunque, a quella che ci limitiamo a definire un’assenza completa delle Istituzioni, segnatamente per quello locali. Tale assenza vogliamo credere sia frutto di una transitoria distrazione dell’Amministrazione comunale, cosa di per se grave ma di una gravità inferiore ad un’eventuale una mancanza di volontà o ancora peggio incapacità.”
Partendo, quindi, dal presupposto che si tratti di semplice “distrazione”, Pollini chiede all’Amministrazione comunale “di prendere coscienza che ad Aversa esistono ben 6500 partite iva che contribuiscono al bilancio comunale e che offrono lavoro ad almeno 20mila persone che portano avanti altrettante famiglie. Di fronte a questi dati non c’è distrazione che tenga; non c’è giustificazione alcuna per la poca attenzione che si presta al commercio e alle strutture ad esso dedicate; non è ammissibile alcuna trascuratezza o ritardo nell’affrontare e risolvere le varie e ataviche problematiche cittadine che riguardano il commercio ed il suo sviluppo. E, invece, puntualmente ci troviamo a dover discutere di provvedimenti che affossano il commercio, anche quello un tempo in condizioni floride e prosperose, o che riducono le possibilità di crescita ovvero anche di mantenimento delle attuali condizioni”.
Per Pollini è facile portare degli esempi, alcuni di questi anche recenti come nel caso del mercato ortofrutticolo, fonte di guadagno per tante imprese di Aversa ma anche generatore di economia non solo per la città normanna ma per tutto l’agro aversano e addirittura per la provincia di Caserta. “In questa importante struttura – spiega – lavoravano circa 50 imprese che offrivano lavoro ad una manovalanza di circa 300 unità, senza contare l’indotto prodotto dallo stesso mercato ortofrutticolo sia in termini di lavoro professionale sia in termini di logistica e di commercio di vicinato. Ebbene, tale struttura a seguito di una chiusura forzata non dipendente dagli operatori interni al mercato ortofrutticolo, oggi vede dimezzata la presenza imprese con un calo enorme del fatturato, dell’indotto e di tutto ciò che ruotava intorno al mercato della frutta”. – continua sotto –
E qui l’altra nota dolente. “A fronte di questa situazione, – sostiene Pollini – invece di ragionare in termini di ripristino della funzionalità dell’altra metà del mercato ortofrutticolo e di consentire la ripresa dell’attività a tutte le imprese commerciali una tempo operanti in tale struttura, si pensa di effettuare scelte che potrebbero distruggere un’altra realtà mercantile che fino a qualche tempo fa era un fiore all’occhiello della città di Aversa: la fiera settimanale. Ebbene, quello che un tempo era un punto di riferimento per tutto l’agro aversano che si riversava in città per frequentare il mercato del sabato che, oltre a essere un momento aggregativo e di socializzazione, rappresentava un forte elemento di economia locale, dopo aver subito vari spostamenti che l’hanno man mano ridotta nell’ampiezza e nella varietà merceologica offerta, oggi si corre il rischio di infliggere il colpo di grazia a tale attività con conseguenze ancora una volta disastrose sull’economia locale ma anche e soprattutto sui titolari delle attività che fanno di questo lavoro il proprio sostentamento”.
“Un duro colpo anche psicologico – incalza Pollini – viene quindi inferto agli operatori mercatali che, viste le attuali condizioni dell’economia locale in nazionale, oltre al rischio di finire nelle mani dei soliti sciacalli quali strozzini e cravattari, può anche determinare la situazione di depressione psicologica con conseguenze anche drammatiche. Già nel passato ci siamo battuti, invano, affinché la fiera non fosse spostata e relegata in spazi inadeguati e fuori e fuori mano. Oggi si parla di un ulteriore ridimensionamento che potrebbe portare addirittura alla chiusura. Sarebbe inaccettabile che, dopo il Mof, anche la fiera settimana subisse un grave danno e con esso anche tutti gli operatori chi hanno investito per lavorare all’interno di quest’area. Dopo averla relegata, quindi, in un’area periferica portandola via dal centro, luogo dove si tiene in tutte le altre parti e paesi del mondo, dopo averla trascurata e bistrattata, adesso corriamo il rischio che si chiuda, quando poi basterebbe poco per un rilancio della stessa programmando fiere a tema, anche mensili, fiere del baratto, fiere dell’antiquariato, fiere dell’usato e chi più ne ha più ne metta”.
Colpo finale al commercio cittadino, conclude Pollini, è la “guerra” dei dehors e dei tavolini: “La fiorente attività di somministrazione enogastronomica della nostra città rischia di perire a favore dei comuni viciniori perché non si riesce a stabilire se questi tavolini e questi dehors possono essere installati nella nostra città. Guerra di multe e di carta bollata non fa certamente bene alla crescita del commercio. Basterebbe realizzare una normativa efficace, efficiente e chiara e, magari, abbinarla anche ad una scelta dell’arredo urbano e dei colori da utilizzare per avere un’ordinata e funzionale presenza di tavoli e di dehors nelle strade attualmente sede di attività di somministrazione”.