Dopo aver tentato di depistare gli investigatori con false ricostruzioni, ha ammesso di essere stato accoltellato, per motivi di gelosia, dalla compagna 27enne. Non un caso isolato, visto che sono emersi altri episodi di violenza a danno dell’uomo. – continua sotto –
I fatti. Lo scorso 15 marzo i poliziotti del commissariato di Aversa intervenivano all’ospedale “Moscati” a seguito del ricovero, in prognosi riservata, di un uomo che presentava profonde ferite d’arma da taglio all’addome ed al fianco. Questi riferiva ai poliziotti di essere rimasto vittima di un’aggressione da parte di un gruppo di extracomunitari, avendo reagito agli apprezzamenti volgari che avevano rivolto alla sua compagna con la quale stava passeggiando sul lungomare di Pozzuoli, aggiungendo che nell’immediatezza si era recato nel locale ospedale per le prime cure, rifiutando, però, il ricovero.
All’indomani, l’aggravarsi delle condizioni della vittima aveva indotto la coppia a ricorrere di nuovo alle cure mediche, stavolta nell’ospedale aversano. La versione fornita dall’uomo, tuttavia, non convinceva gli investigatori, i cui sospetti venivano confermati quando, acquisita la documentazione relativa al primo ricovero a Pozzuoli, rilevavano che i due avevano fornito ai carabinieri lì intervenuti una diversa ricostruzione della vicenda, dichiarando che il ferimento era stato causato da un grave sinistro stradale in cui sarebbe stato coinvolto il giovane a San Marcellino mentre, da solo, era alla guida della sua auto lungo l’Asse Mediano e che aveva chiesto alla compagna di raggiungerlo per poi accompagnarlo, stranamente, nel nosocomio puteolano. Ma gli immediati riscontri operati dai poliziotti aversani consentivano di appurare che nessun incidente si era verificato, nell’orario indicato, lungo quell’arteria stradale.
I sospetti venivano ulteriormente alimentati dalla successiva testimonianza della ragazza che, dopo aver inizialmente confermato la versione dell’incidente, incalzata dagli investigatori, confermava l’iniziale ricostruzione dell’aggressione fornita dalla vittima. Ulteriori incongruità nella versione della 27enne emergevano anche dalla ricostruzione delle ore precedenti, avendo dichiarato che, insieme al compagno, aveva cenato in un ristorante di Posillipo prima di raggiungere Pozzuoli per una passeggiata. Infatti, attraverso il “Sistema Centralizzato Nazionale Targhe e Transiti” si accertava che la vettura utilizzata dai due non era mai transitata lungo il percorso indicato per raggiungere la località dove sarebbe avvenuto l’accoltellamento. – continua sotto –
A pochi giorni dalle dimissioni dall’ospedale di Aversa, a seguito di un ulteriore aggravamento delle condizioni, per complicanze derivanti dalla ferita subita, che imponevano un nuovo ricovero, l’uomo, sollecitato dalle contestazioni dei poliziotti sulla scarsa attendibilità delle sue dichiarazioni, si decideva a denunciare la sua fidanzata, dichiarando che era stata lei ad accoltellarlo al culmine di una lite dovuta alla gelosia. Riferiva che l’aggressione era avvenuta, nella notte fra il 14 ed il 15 marzo, nella loro abitazione a Quarto di Napoli a seguito di un’ennesima discussione e che la donna lo aveva colpito all’addome con un coltello da cucina, avente una lama di 30 centimetri, aggiungendo che in passato aveva subito altre violente condotte da parte della compagna. Una ricostruzione, quest’ultima, che trovava riscontro nella testimonianza di alcuni congiunti della vittima ai quali questi aveva confidato la verità sulla dinamica dei fatti e che gli avevano suggerito di denunciare la compagna, convincendosi anche per dell’aggravamento delle sue condizioni e per il timore del ripetersi di episodi simili.
I medici del Pronto Soccorso di Aversa confermavano la gravità del pericolo corso dalla vittima, riferendo che era giunta al “Moscati” con una profonda ferita, di circa 7 centimetri, all’addome che aveva causato un’emorragia addominale che imponeva un immediato intervento chirurgico e che le lesioni avevano interessato fegato, stomaco, milza e pancreas.
Sulla scorta delle risultanze investigative, ritenuta la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e la gravità del gesto commesso, sintomo di un’escalation di violenza incontenibile, ed essendo emerso che in altre circostanze la donna aveva avuto reazioni violente assolutamente incontrollabili determinate da banali motivi di gelosia, ritenendo persistente il pericolo di analoghi episodi, la Procura di Napoli richiedeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la donna, condotta nel penitenziario femminile di Pozzuoli, con l’accusa di tentato omicidio aggravata da futili motivi.