Si chiude uno dei capitoli giudiziari aperti per la Juventus. Il Tribunale federale nazionale della Figc ha accettato la proposta di patteggiamento messa a punto tra la squadra e la Procura sportiva per chiudere il processo sulla cosiddetta manovra stipendi: non ci sarà alcuna penalità per i bianconeri, ma solo un’ammenda da 718mila euro, da dividere tra club e dirigenti. La Juve rinuncia però contestualmente a proporre ulteriori ricorsi. – continua sotto –
La società, ribadendo la correttezza del proprio operato, ha ritenuto di accedere all’applicazione di sanzioni nel miglior interesse della società stessa, azionisti e stakeholders”, si legge in una nota diffusa dalla squadra. L’udienza si è tenuta stamattina a Roma, alla presenza dei legali del club torinese, guidati dall’avvocato Maurizio Bellacosa. Le accuse mosse alla dirigenza bianconera sono di aver ridotto, fittiziamente, gli stipendi dei suoi calciatori durante la pandemia da Covid-19, in realtà spalmando sulla stagione successiva le retribuzioni saltate. L’appuntamento era inizialmente previsto per il 15 giugno: l’anticipo è stato previsto proprio grazie all’accordo raggiunto tra le parti. L’unico che andrà a processo a metà giugno è Agnelli, la cui posizione è stata stralciata. Nessuna nuova penalizzazione quindi per la Juventus, già punita dalla Corte d’Appello Figc con un -10 nell’ambito del processo per le plusvalenze fittizie (la motivazione della sentenza è arrivata proprio oggi). Ancora aperto anche il capitolo Uefa, che deve ancora decidere se escludere la Juve per un anno dalle coppe europee.
Un primo tentativo di chiudere la vicenda stipendi con un accordo tra il club bianconero e la Procura era già stato fatto ma era andato a vuoto e aveva portato al deferimento dei torinesi. Nelle scorse settimane la proposta della Juventus era stata costruita puntando solamente su una pena pecuniaria di bassa entità. Non abbastanza, secondo il procuratore Giorgio Chinè. In sintesi, secondo la ricostruzione della Procura sportiva, la Juve aveva depositato accordi economici nell’anno 2019/2020 (riguardanti sia l’ex allenatore Sarri che una ventina di giocatori) che prevedevano la rinuncia a quattro mesi di stipendio, senza però rivelare che in realtà era già stato trovato un accordo – prima della chiusura del bilancio – per il recupero di tre su quattro mensilità. Poi, nella stagione 2020/2021, la squadra aveva dichiarato una riduzione di salario per 17 giocatori. Anche in questo caso, secondo la Procura, le cose non stavano esattamente così: la diminuzione di stipendio era già stata recuperata tramite scritture private. E ancora, tra il 2015 e il 2022, la Juve aveva pagato vari agenti per operazioni che non furono mai svolte.
Il -10 già inflitto per le plusvalenze pesa sulla stagione in corso. La Juventus, settima in classifica, è fuori zona Champions, anche per le ultime sconfitte in campo contro Empoli e Milan. Mentre si teneva l’udienza per le manovre stipendi, in mattinata arrivavano le motivazioni della Corte d’Appello Figc sulla penalità di 10 punti nel processo per le plusvalenze. La sanzione, scrivono i giudici, “anche in un’ottica equitativa, si rivela del tutto idonea a soddisfare i criteri di afflittività, proporzionalità e ragionevolezza come innanzi enunciati”. La penalità, continua la Corte, è stata decisa nella misura del -10 prendendo a parametro le responsabilità dei singoli dirigenti e i relativi mesi di inibizione. E quindi: i 30 mesi di Paratici valgono 4 punti di penalizzazione, i 24 di Agnelli e Arrivabene pesano rispettivamente per 3 e 2 punti, i 16 di Cherubini aggiungono un ultimo punto. Ad abbassare la pena rispetto alla sentenza precedente (-15), contro cui la Juve aveva fatto ricorso, è stato il proscioglimento degli altri membri del Cda senza firma.