Dopo la sezione casertana di Confagricoltura, anche quella di Copagri esprime dissenso rispetto ai vertici regionali campani dell’organizzazione sulla questione brucellosi. Lo fa con una lettera sottoscritta da 19 aziende sulle 22 associate a Copagri nel Casertano, ed inviata al sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, in cui viene espressa, si sottolinea, “chiara posizione a favore degli allevatori bufalini casertani che da oltre un anno protestano contro la Regione Campania affinchè ritiri il piano regionale di eradicazione di brucellosi e tbc bufaline e abbandoni la politica degli abbattimenti dei capi per sospetta brucellosi, che ha portato in oltre 10 anni all’abbattimento di oltre 140mila bufale, di cui solo l’1,4% risultato effettivamente malato da analisi post mortem”. – continua sotto –
Una posizione in contrasto con quella dei vertici regionali di Copagri, che insieme a Confagricoltura e alle altre due associazioni tra le maggiormente rappresentative del mondo agricolo Cia e Coldiretti, fa parte del tavolo verde indetto dalla Regione Campania per risolvere il problema della brucellosi. Un tavolo cui siedono appunto i vertici regionali delle quattro sigle, ma che non sembrerebbe – secondo quanto affermano i firmatari della lettera – rappresentare il “sentire reale” degli allevatori che sono sul territorio.
Le 19 aziende della sezione casertana di Copagri che hanno scritto a Gemmato, rammaricandosi di non aver potuto partecipare alla riunione tenuta il 22 maggio scorso a Roma al Ministero della Salute, hanno in pratica assunto una posizione simile a quella della sezione casertana di Confagricoltura (che conta poco più di 70 aziende associate nel Casertano), che qualche giorno fa è stata commissariata proprio per questa sua scelta di dissenso rispetto ai vertici regionali.
Le 19 aziende chiedono l’attuazione sulla questione brucellosi dell’ordine del giorno votato alcune settimane fa al Senato su proposta di alcuni parlamentari casertani, che prevede l’applicazione della normativa europea, e richiede un doppio test positivo per il capo bufalino prima di procedere all’abbattimento, dunque di accertare che l’animale sia realmente malato.