Giulia Tramontano uccisa con 37 coltellate: “Sorpresa alle spalle, un agguato”. Funerali l’11 giugno

di Redazione

Sono state 37 le coltellate inferte, di cui due mortali al collo, a Giulia Tramontano, la 29enne di Sant’Antimo (Napoli) incinta al settimo mese uccisa nella notte del 27 maggio scorso a Senago, nel Milanese, dal compagno Alessandro Impagnatiello, 30 anni, reo confesso dell’omicidio. E’ quanto emerso dall’autopsia effettuata sulla salma all’istituto di medicina legale di Milano. La ragazza non si sarebbe difesa poiché si sarebbe trattato di un “agguato”. – continua sotto –

Domenica i funerali: “Cerimonia privata” – Intanto, domani, domenica 11 giugno, alle ore 15, saranno celebrati i funerali di Giulia a Sant’Antimo, nella parrocchia di Santa Lucia, in una cerimonia strettamente privata per la quale i familiari hanno chiesto la massima osservanza di questa volontà.

Il lavoro dei periti continua – L’avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, ha fatto sapere che le operazioni dei periti dureranno alcuni giorni e che “nessuna ipotesi può essere ancora avanzata o formalizzata in una contestazione che poi deve condurre Impagnatiello in corte d’Assise con il massimo delle aggravanti”. “Per conoscere la situazione – ha aggiunto Cacciapuoti – bisogna attendere l’esito degli accertamenti in via Novella, che sono ancora in corso, sia l’esito dell’autopsia che l’esito dei futuri accertamenti sui dispositivi informatici. All’esito di questo la Procura potrà formulare in maniera completa tutte le contestazioni del caso a carico dell’indagato”.

La dinamica dell’omicidio – Secondo l’esame autoptico Giulia potrebbe essere morta dissanguata “in pochi minuti”. Una deduzione che arriva dai primi esiti dell’autopsia e dal profondo taglio al collo che le ha reciso carotide, giugulare e trachea. Lo squarcio è stato inferto sorprendendo la giovane Giulia Tramontano, probabilmente alle spalle: lo si dedurrebbe dalla macchia di sangue lasciata sul pavimento, poi il 30enne ex barman dell’Armani Bamboo, rooftop alla moda a Milano, ha infierito sull’arteria sotto la clavicola e prima che Giulia si accasciasse ha continuato a colpire, per un totale di “almeno 37 volte”. Colpi in rapidi successione, alla cieca, concentrati nella parte superiore del corpo. Non sono state riscontrate ferite al ventre. Due i fendenti, alla gola, poi uno, in faccia, all’altezza del sopracciglio. Due alla schiena. E ancora decine i colpi al petto, uno dei quali così violento da perforare il polmone. – continua sotto –

Poi è iniziata la seconda fase di un delitto che per la procura è premeditato. Impagnatiello ha tentato di bruciare il corpo prima con dell’alcol, poi con della benzina. Ustioni “molto estese” che impediscono, al momento, di datare con esattezza l’orario della morte. Un tentativo di depistaggio, un gesto oltraggioso e forse una maldestra manovra di rallentare il riconoscimento. Ci vorranno alcuni giorni per gli esiti tossicologici, così come sulle risposte che si attendono sul feto. Gli esami hanno evidenziato nel dettaglio “due coltellate letali nella zona del collo”, in particolare i fendenti hanno colpito “la carotide e la succlavia”, la più grande arteria presente nella parte superiore del torace, al di sotto della clavicola. “La vittima non ha segni di difesa”, ossia la giovane non ha provato a parare i colpi, il che lascia intendere che sia rimasta sorpresa dall’attacco sferrato dal suo assassino. Nessuno l’ha sentita urlare.

Questa possibile ricostruzione che spiegherebbe perché nessuna l’ha sentita urlare e perché non ha segni da difesa. Una ricostruzione che va ancora accertata, ma che dato il numero di coltellate avalla l’aggravante della crudeltà sostenuta dai pm di Milano Letizia Mannella e Alessia Menegazzo. L’assassino aveva confessato al massimo due o tre coltellate. “Per non farla soffrire”, aveva specificato durante la prima confessione, riferendo poi che la prima ferirsi ai polsi e poi al collo era stata proprio la vittima. Ma si sta invece rafforzando sempre l’ipotesi investigativa iniziale: l’agente immobiliare è stata vittima di un agguato feroce. Il tentativo di dare fuoco, per ben due volte, al corpo della 29enne complica la datazione dell’orario della morte per gli esperti di Medicina legale. “Le ustioni diffuse hanno alterato pesantemente i tessuti” rendendo difficile rilevare le macchie ipostatiche che consentono ai medici legali di stabilire, con precisione, l’orario del decesso. Dai primi accertamenti non è stato possibile accertare se le fiamme siano state appiccate dopo il decesso della giovane.

I dubbi ancora da sciogliere – La dinamica del delitto di Senago presenta ancora alcune incognite. Il tentativo di disfarsi del cadavere bruciandolo ha fatto sì che i tessuti del corpo di Giulia siano alterati al punto da non poter sapere con precisione il giorno e l’ora dell’omicidio della giovane originaria di Sant’Antimo. Anche quella dell’aggressione alle spalle rimane per adesso un’ipotesi, al momento, proprio perché le condizioni del cadavere non possono dare certezze. Altro punto di domanda sono gli esami tossicologici, i cui risultati si avranno solo nei prossimi giorni: si divrà appurare se nel sangue di Giulia Tramontano ci sia traccia veleno per topi: due confezioni ne erano state trovate nello zaino del fidanzato killer. Il piano di Impagnatiello prevedeva un altro tipo di morte oltre alle coltellate?  I “gialli” riguardano anche altri due elementi. Primo, non è mai stato trovato il cellulare di Giulia Tramontano: il barman voleva inscenare che la compagna fosse ancora viva mandando messaggi ad amici e familiari. Secondo, impossibile escludere fino in fondo, a oggi, che qualcuno abbia aiutato Alessandro Impagnatiello a spostare il corpo il 30enne. Un ferramenta della zona ha detto di aver venduto il carrello (170 euro in contanti) a un giovane con un cappellino in testa, ma non ha potuto confermare al 100 per 100 che fosse proprio lui. – continua sotto –

L’ultimo viaggio in auto di Giulia, presente la madre del killer – “Quarto Grado” mostra l’ultimo viaggio in auto di Giulia. Le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza di un distributore di benzina, risalgono a sabato 27 maggio e mostrano l’utilitaria bianca percorrere via Comasina in direzione di Senago. In auto con Giulia anche sua suocera, la mamma di Alessandro, e il suo compagno. Era stata infatti la coppia ad accompagnare Giulia alla metro quel giorno per incontrare l’altra fidanzata di Alessandro Impagnatiello. Sul tragitto di ritorno verso casa, la ragazza presumibilmente scossa, avrebbe dichiarato alla suocera l’intenzione di voler interrompere la sua relazione con Alessandro. La stessa telecamera ha poi ripreso, il giorno dopo (domenica 28 maggio), l’auto T-Roc di Alessandro intorno alle 7:19 del mattino mentre si dirigeva a lavoro. Il rientro a casa a Senago è avvenuto intorno alle 18:21 come si evince dalle immagini. Mezz’ora dopo, accompagnato dalla madre, Impagnatiello andrà in caserma a denunciare la scomparsa di Giulia fingendo un allontanamento volontario che verrà smascherato solo tre giorni dopo.

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