Due operai addetti alla manutenzione e dipendenti di Rfi sono stati condannati a tre anni di reclusione nell’ambito del processo in abbreviato per il deragliamento del Frecciarossa 9595 Milano – Salerno, avvenuto il 6 febbraio 2020 nel Lodigiano. – continua sotto –
La decisione è stata presa dal gup Francesco Salerno che ha anche rinviato a giudizio 5 imputati che hanno scelto il rito ordinario. Nel procedimento le accuse a vario titolo sono concorso in omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario. L’istruttore degli operai condannati è stato assolto. I due operai condannati, secondo la ricostruzione delle indagini coordinate dall’allora Procuratore di Lodi Domenico Chiaro, poche ore prima del deragliamento installarono sullo scambio numero 5 del Posto movimento Livraga un attuatore prodotto un anno e mezzo prima da Alstom Ferroviaria a Firenze e che si era rivelato difettoso: era stata accertata un’inversione dei fili numero 16 e 18 nel cablaggio interno.
Per questo sono stati rinviati a giudizio, in ambito Alstom, l’operaio interinale che si ritiene effettuò il cablaggio errato e l’operatore del banco di collaudo che firmò la scheda attestante la regolarità del prodotto, oltre a due quadri ritenuti responsabili dei processi di progettazione e di produzione di quel tipo di componenti.
Sul fronte di Rfi è stato invece rinviato a giudizio un funzionario che risulta avesse la responsabilità di sovrintendere ai protocolli delle procedure di manutenzione degli scambi, nei quali secondo l’accusa quel tipo di difetto non era stato previsto. Il processo si aprirà il prossimo 9 gennaio davanti al tribunale a Lodi. – continua sotto –
L’incidente è avvenuto nel Lodigiano sulla linea alta velocità Milano-Bologna, in corrispondenza di uno scambio tra Livraga e Ospedaletto. A deragliare è stato il treno Frecciarossa Milano-Salerno 9595. La carrozza di testa si è sganciata dal resto del convoglio e ha finito la sua corsa su un binario morto, ribaltandosi. Il bilancio è stato di due morti e 31 feriti.
Le vittime sono state i due macchinisti, Giuseppe Cicciù, di 51 anni, di Reggio Calabria, e Mario Di Cuonzo, di 59 anni, di Capua. Oggi erano presenti in aula alcuni parenti dei due macchinisti tra cui le due vedove. Il sindacato Filt Cgil Lombardia resta costituito parte civile (ma non nei confronti degli operai) a tutela dell’interesse diffuso della sicurezza dei trasporti.