Aversa (Caserta) – «Caro Alfonso, ho seguito con attenzione il tuo lunghissimo video su Pupia e voglio manifestarti la mia meraviglia ed un certo sconcerto per alcuni tuo sommari e ingiustificati giudizi e per alcune tue frasi avventate. – continua sotto –
Con dolorosa meraviglia, rabbia furente e con acredine, tutte malcelate da sorrisi di copertura e mielose frasi di circostanza, ti sei scagliato contro l’opposizione e il presidente del Consiglio per il sostanziale voto di sfiducia che ti hanno espresso e che ti ha costretto a scendere dalla poltrona di sindaco. Un evento che, come tu stesso ammetti, non ti aspettavi e che, peraltro, sempre attento all’immagine da propinare alla pubblica opinione, hai cercato di mimetizzare con “finte” dimissioni, arrivate infatti solo dopo che avevi ricevuto la certezza di fare ritorno casa; dimissioni, quindi, strumentali e farlocche, che infatti non ti hanno impedito di intervenire durante la seduta, nella singolare veste, però, di sindaco “dimesso”.
Ebbene, caro Alfonso, quei tuoi giudizi e frasi sono in effetti il tuo “suicidio” perché ben descrivono proprio il tuo stesso percorso di sindaco, che evidentemente hai finto di dimenticare, ma che gli aversani ben ricordano. Tu hai una certa familiarità con il voto di sfiducia, visto che, appena dopo un anno dal tuo insediamento, allorché ti videro all’opera, quelli che lo espressero ritennero, per il bene di Aversa, di farti fare ritorno a casa e al tuo abituale lavoro. Rimanesti anche allora costernato ed afflitto, però l’accettasti e promettesti ai tuoi elettori che avresti evitato ogni inciucio per restare e ti saresti ricandidato. Mai, però, promessa fu violata con la rapidità con la quale tu la calpestasti. Con operazioni spregiudicate e con una etero direzione sconcertante, fosti infatti artefice di un’operazione di transumanza politica che è ripugnante solo ricordare e che portò al più vergognoso ribaltone politico della storia aversana.
Ora che, democraticamente e alla luce del sole, sei finito ancora una volta nella polvere, sostieni, nientemeno, che con la tua caduta “perde la politica”, che con te c’era una visione, che hai provato ad interrompere una politica indegna, che hai portato avanti metodi e valori contro il clientelismo e la politica rozza. Che dire di fronte a queste affermazioni che, per pudore, voglio definire solamente avventate, ma che di certo non possono essere pronunciate da chi ha governato ricorrendo a metodi da basso impero, a sotterfugi, a patteggiamenti da retrobottega, a concessioni discutibili e che ora, spudoratamente, tenta di attribuire tutto questo all’opposizione; che forse è stata fin troppo tollerante verso salti di barricate, opacità e “colpi di fortuna” che hanno gratificato chi cercava una occupazione stabile attraverso la politica. – continua sotto –
Del tutto fuori posto e ingiustificati, poi, mi sono parsi gli attacchi al presidente del Consiglio, che con il suo voto determinante, dopo un apprezzato intervento in aula ha efficacemente motivato il suo voto di astensione, giunto, come ha detto, dopo un sano e sofferto “pentimento” maturato proprio a seguito di una frequentazione” di una maggioranza confusionaria, opportunista, litigiosa e inconcludente. Un voto che, peraltro, ha ricalcato quello da lui espresso appena pochi giorni prima su una mozione che cancellava, sostanziando una sfiducia che avete ignorato, una delibera approvata da te e dalla tua giunta all’unanimità. Un voto, il suo, che, per rispondere a chi in consiglio comunale ha starnazzato infamanti accuse, gli è costato un sacrificio economico rilevante.
Sì, caro il mio ex sindaco, perché Romano, con la sua astensione si è in pratica “autopunito”: è infatti decaduto, con ben otto mesi di anticipo, dalla sua carica di presidente del Consiglio e da quella di componente del consorzio idrico. A proposito, ti dicono niente questi due incarichi che tu, caro Alfonso, come tu stesso e i tuoi sodali avete riconosciuto più volte durante la discussione, avete “elargito” mesi fa per “spingerlo” a sostenervi? E perché non hai rivelato nei tuoi proclamati impeti di moralità vestiti di discutibile “verginità” cosa è stato “offerto” al presidente del consiglio, nel corso di una pausa della seduta, per farlo recedere dal suo proposito di astensione?
E allora, caro Alfonso, di quali principi puoi impunemente parlare, di quale politica sana osi pontificare, di quali metodi e valori tenti di accreditarti, a quale clientelismo ti azzardi a fare riferimento? Il tuo tortuoso e ambiguo percorso di sindaco, alla continua ricerca di discutibili sostegni, non ti legittima assolutamente ad atteggiarti a candido censore e fustigatore. Però, se proprio ci tieni a farlo, fallo avendo presente te stesso e la tua arlecchinesca maggioranza. – continua sotto –
Ed ora, posso permettermi un suggerimento? Quando vuoi seriamente parlare di politica, alzati dalla tua seggiola rossa, abbandona i soliloqui e confrontati con un interlocutore informato e non con figuranti.
Chiudo dicendoti che su un solo passaggio del tuo intervento posso trovarmi d’accordo: quando hai detto che un uomo vale quanto la sua parola. E’ vero, ne convengo. E allora, caro ex sindaco, non essere avventato, cerca di salvaguardare qualche tua residua credibilità e vai a riascoltare tutte quelle “parole” che gridando e giurando hai dato durante la tua campagna elettorale, ripercorri il tragitto che hai fatto insieme a tutti i “transumati” del centrodestra, non dimenticare gli oscuri sentieri percorsi per ottenere sostegni che hai implorato in ginocchio e patteggiato e poi giudicati e recita un atto di dolore dopo esserti cosparso la testa di cenere».
Gianluca Golia, già consigliere comunale di opposizione