Mondragone (Caserta) – L’Ambc si è occupata in più di un’occasione anche delle insegne, degli impianti pubblicitari, della relativa imposta (canone unico) e soprattutto della tanta pubblicità abusiva che degrada la città e la sfregia pesantemente. E si è chiesta: “Quanti e quali sono gli impianti insistenti sul territorio comunale, visibili dalla pubblica via e, quindi, soggetti alla regolamentazione del Codice della Strada, che risultano essere totalmente sprovvisti del titolo o ad avere un titolo scaduto senza che sia stato mai rinnovato? E per quanti di essi non si incassa neppure 1 euro?”. – continua sotto –
“Ovviamente, come sempre, le nostre domande – fanno sapere dall’associazione – non sono state degnate di alcuna risposta e le nostre osservazioni e le nostre proposte di alcuna considerazione. Neppure quella relativa alla necessità di ‘censire nella nostra città tutti quegli impianti abusivi, installati nei punti più disparati della città, anche a ridosso della segnaletica stradale, di rimettere ordine in tutta l’impiantistica pubblicitaria e di perseguire qualsiasi forma di evasione o di elusione’. Una proposta impostaci dalla legge, ma anche dal decoro urbano e dal nostro esangue bilancio, ai limiti del dissesto”.
Ambc sottolinea che “non è consentito ai Comuni rilasciare a imprese di pubblicità, e a privati in genere, autorizzazioni per l’installazione di impianti pubblicitari su suolo pubblico in assenza di procedure di evidenza pubblica. I beni appartenenti al demanio del Comune rappresentano una risorsa evidentemente limitata e scarsa, in quanto ricadenti sul territorio comunale, sicché il loro utilizzo, in tali casi, non è fine a se stesso ma collegato allo svolgimento di un’attività economica da parte di un’impresa e cioè lo sfruttamento pubblicitario”.
“Lo ha stabilito – sottolinea l’associazione – la recente sentenza n. 8311/2023 del Consiglio di Stato, che ha chiuso un contenzioso riguardante il Comune di Milano e che si pone come paradigmatica in un ambito che spesso registra prassi ancora scorrette dei Comuni, che si limitano a rilasciare autorizzazioni per l’occupazione di beni e spazi pubblici direttamente a imprese del settore pubblicitario che ne fanno richiesta, obliterando la necessaria gara. Un’importante sentenza che stabilisce che, essendo contingentato il mercato degli spazi pubblici destinati agli impianti pubblicitari, è necessaria la sottoposizione a procedure pubbliche e trasparenti di attribuzione ai privati di utilità economicamente appetibili. Ne consegue che è assolutamente necessaria la gara pubblica, anche alla luce dell’articolo 12 della Direttiva n. 123 del 2006 (Direttiva Bolkestein), secondo cui, qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una certa attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzia di imparzialità e trasparenza e preveda, in particolare, un’adeguata pubblicità dell’avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento. Un’autorizzazione che non può che essere preceduta da gara, avere una durata limitata adeguata e senza la previsione di rinnovo automatico”. – continua sotto –
Quindi, cosa dovrebbe fare per legge e con urgenza il comune di Mondragone? “Dovrebbe a monte – sostengono da Ambc – essere munito di un piano generale degli impianti pubblicitari e del relativo regolamento, approvati dal Consiglio Comunale; individuare i lotti o gli spazi pubblici su cui consentire l’installazione degli impianti pubblicitari; indire il bando per il rilascio delle concessioni alle ditte aggiudicatarie in relazione agli spazi individuati; rilasciare, in favore delle ditte stesse, le concessioni e i correlati titoli autorizzativi con durata limitata nel tempo e senza possibilità di rinnovo automatico alla scadenza”.
L’Ambc, intanto, sta mettendo a punto un dossier che invierà all’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) per “segnalare gli affidamenti effettuati dal comune di Mondragone in questi anni che, come ribadito dall’Anac con atto del suo presidente del 13 settembre, violano il principio di rotazione”. “In questo dossier – concludono dall’associazione – faremo riferimento anche all’installazione di impianti pubblicitari su suolo pubblico in assenza di procedure di evidenza pubblica”.