Israele, Patrick Zaki: “Sono con la Palestina, con Hamas non c’entro nulla”

di Redazione

Dopo le polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni su Israele e Palestina, Patrick Zaki è tornato a parlare per chiarire meglio la sua posizione. “Io sono contro tutti i crimini di guerra. – ha affermato – Condanno l’uccisione di civili. L’ho già ribadito più volte in diverse interviste. Sono un militante pacifico per i diritti umani e sono contro ogni forma di violenza”. – continua sotto –

Poi la risposta a chi lo accusa di essere filo-Hamas. “Certo che condanno Hamas. Io non ho nulla a che fare con Hamas! Sono cristiano e sono di sinistra, non sono un integralista islamico. In Egitto, quelli come me vengono uccisi dagli integralisti islamici. Io sono per la Palestina, non per Hamas”. “Non sono l’unico a essere contro l’attuale governo di Israele. Io sono contro l’attuale governo israeliano e le politiche che ha seguito negli ultimi anni. E sono l’unico a pensarla così – ha sottolineato il ricercatore egiziano, intervistato dal Corriere della Sera -. Le azioni di questo governo sono state criticate sia in passato sia in questi giorni da diversi Paesi, compresi gli Stati Uniti. Credo che adesso sia il momento di pensare a come risolvere la situazione e lavorare per la pace in questa parte del mondo”, ha detto ancora.

La polemica su “Netanyahu serial killer” – Il 7 ottobre, poche ore dopo l’attacco di Hamas a Israele, Zaki ha espresso la sua condanna nei confronti delle azioni di Israele. Al ricercato egiziano è stato rimproverato, a fronte di diversi tweet e retweet critici nei confronti di Netanyahu e Gerusalemme, di aver fatto un solo un riferimento agli atti di violenza di Hamas. Zaki ha definito il premier “un serial killer”. Lo ha fatto su X (ex Twitter), condividendo l’avviso del leader di Israele ai civili di Gaza di evacuare i palazzi che sarebbero stati bombardati. “Perché ho definito Netanyahu un seriale killer? Ho pensato a tutti i civili, a tutte le persone tra cui donne e bambini che sono state uccise a Gaza negli ultimi anni, alla mia cara amica Shireen Abu Akleh, la giornata che è stata uccisa l’anno scorso da soldati israeliani mentre lavorava in Cisgiordania”, ha spiegato l’attivista.

Il libro e la presentazione cancellata –  Zaki ha da poco pubblicato un libro, “Sogni e illusioni di libertà – La mia storia”, edito da La Nave di Teseo, in cui ripercorre la sua storia: il giorno dell’arresto in Egitto, il carcere, l’isolamento, le torture, ma anche tutto ciò che gli ha permesso di resistere senza perdere la speranza di salvarsi. A causa delle sue dichiarazioni su Israele, la presentazione della sua opera al Serming Arsenale della pace di Torino è stata cancellata. “L’Arsenale della Pace di Torino da 40 anni è una casa sempre aperta alle tante situazione che bussano alla porta, in dialogo con persone di ogni orientamento, cultura e religione. Con questo spirito, settimane fa, avevamo accolto la richiesta del Salone del Libro di uno spazio per la presentazione dell’ultimo libro di Patrick Zaki, hanno scritto i volontari del Sermig in una nota. “Le condizioni però sono cambiate. Alla luce degli avvenimenti degli ultimi giorni, crediamo non più opportuno confermare la disponibilità a ospitare tale incontro, che rischierebbe di alimentare ulteriori polemiche, divisioni e strumentalizzazioni. Il Salone del Libro ha trovato una location alternativa, l’Hiroshima Mon Amour. La nuova direttrice Annalena Benini è riuscita a resistere alla pressione degli storici fondatori del Salone del Libro, Angelo Pezzana e Guido Accornero, che l’avevano invitata a “manifestare nel modo più coerente la distanza da questo individuo. – continua sotto –

Saltate anche ospitate a Festival Pace e da Fazio – In concomitanza con la cancellazione della presentazione all’Arsenale della Pace, erano saltate la sua la sua presenza come testimonial al Festival della pace a Brescia e come ospite della puntata d’apertura della nuova stagione di “Che Tempo che fa”, il programma condotto da Fabio Fazio.

Fu liberato dopo 22 mesi di prigione – Patrick Zaki, accusato di “diffusione di notizie false dentro e fuori l’Egitto” e di avere scritto un articolo nel 2019 sulle discriminazioni subite dai copti egiziani, era stato condannato a tre anni di carcere. Dopo un calvario lungo 22 mesi, trascorsi in prigione, ha ricevuto la grazia presidenziale. Lo studente dell’università di Bologna è così stato rilasciato ed è tornato in Italia.

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