“Non lascio l’Aversa. Quel comunicato non è mio e sono incazzato. Ultras offesi? Non da me, neanche io so bene l’italiano dopo trent’anni di esilio”. Emanuele Filiberto di Savoia smentisce categoricamente e prende le distanze dalla nota pubblicata dalla ‘Casa Reale Holding’: “L’ha scritta l’ad Lorenzo Ragosta, che allo stadio ha rischiato veramente grosso. Prometto di restare fino la termine della stagione, poi valuterò come gestire le mie tre squadre”.
Il club campano era stato rilevato dall’erede di casa Savoia la scorsa primavera ma da subito la tifoseria si era dimostrata contraria arrivando ad usare striscioni filo borbonici e a intonare cori decisamente non graditi.
“Oggi termina il nostro progetto calcistico ad Aversa, non avendo alcuna intenzione di avere a che fare con quei dieci pseudo ultras che oggi hanno dato sfogo a tutta la loro frustrazione, senza tener conto di non essere neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto” si leggeva nel comunicato diffuso al termine della partita contro la Puteolana. “Volevamo fare un calcio importante ma a questo punto aderiamo all’invito della tifoseria di andare via. Ci stavamo sacrificando per 15 paganti e zero abbonamenti”.
Interpellato dal quotidiano La Repubblica, Filiberto sottolinea che andrà “avanti se avrò il sostegno della piazza, con comportamenti degni e civili. Non possiamo mica fare beneficenza e prendere anche gli insulti. Il calcio deve unire, non creare divisioni e violenza”. E ancora: “Io do la mia parola che seguiremo l’Aversa fino al termine del campionato con l’obiettivo di salvarlo dalla retrocessione. Poi ragioneremo sul futuro. Vado avanti ma con la dignità e col rispetto che nello sport e nella vita devono sempre essere dati e ricevuti”.