Camorra e frode su carburanti: sequestri per 150 milioni, indagati anche sindaco e commercialista

di Redazione

Ci sono anche operazioni su conti esteri, la costituzione di trust, l’iscrizione a piattaforme di bitcoin e la reiterata fittizia intestazione di società e di beni mobili e immobili a soggetti prestanome dietro la frode sugli idrocarburi scoperta dalla Guardia di Finanza e che ha portato all’esecuzione in Campania, Lazio ed Emilia Romagna di due decreti di sequestro preventivo. – continua sotto –  

Oggetto: i beni mobili e immobili per un ammontare complessivo di oltre 150 milioni di euro nei confronti di undici soggetti indagati, a vario titolo, anche in forma associativa, per plurimi reati tributari, false comunicazioni sociali, trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio. I reati per cui si procede sono aggravati, per sei indagati, dalla finalità di agevolazione mafiosa di due clan camorristici operanti nell’area orientale di Napoli e, per uno di essi, dall’aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività di consulenza fiscale.

Tra i principali beneficiari della frode vi è una società di Napoli che, fino alla dichiarazione di fallimento, era cogestita di fatto da elementi apicali del clan Formicola e del clan Silenzio, uno dei quali già destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale antimafia. 11, in totale, gli indagati, tra cui figurano un sindaco del Comune di Campoli del Monte Taburno (Benevento), Tommaso Nicola Grasso, uno degli amministratori di fatto della Petrolifera Italiana, la società al centro della frode ritenuta collegata ai clan Formicola e Silenzio, al quale viene contestato dagli inquirenti il reato di trasferimento fraudolento di valori in particolare di avere ceduto fittiziamente parte del proprio patrimonio immobiliare ai figli minorenni al fine di eludere i sequestri; e il commercialista Luigi De Maio, di Torre Annunziata (Napoli), già noto alle forze dell’ordine,  ritenuto in rapporti con i vertici del due clan di camorra (anche loro indagati), già arrestato nell’ambito dell’operazione “Petrol Mafia” (filone di Reggio Calabria).

Le indagini che hanno dato luogo ai provvedimenti di sequestro, corroborate dalle convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno fatto luce “su articolati meccanismi di frode nel settore degli idrocarburi realizzati, tra il 2015 e il 2021, mediante la costituzione, in Italia e all’estero, di società “cartiere” funzionali a permettere a terzi l’evasione dell’Iva e delle accise e l’applicazione ai consumatori finali di prezzi illecitamente competitivi”. – continua sotto –  

Le società strumentalmente interposte nella filiera commerciale presentavano, infatti, i tratti tipici dei soggetti economici inesistenti: la rappresentanza legale attribuita a soggetti privi di esperienza imprenditoriale, nullatenenti e gravati da precedenti di polizia, a cui veniva garantito un corrispettivo dai promotori del sodalizio; l’operatività limitata nel tempo per evitare controlli ispettivi; l’ammontare sproporzionato, in un limitato spazio temporale, di acquisti e vendite di gasolio per autotrazione; l’assenza di sedi, depositi, dipendenti e mezzi aziendali; il mancato assolvimento degli obblighi contabili, dichiarativi e di versamento delle imposte; la cessazione dell’attività di “impresa” dopo l’avvio di accertamenti di natura fiscale o giudiziaria e il subentro di nuove “imprese” aventi le medesime caratteristiche. – continua sotto –  

Ad eseguire i decreti di sequestro preventivo, per delega del Procuratore della Repubblica, sono i militari dei Nuclei di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Napoli, Trieste e Frosinone, in collaborazione con il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico).

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