“Come ho detto all’inizio del mio mandato, non sono ricattabile”. Sono le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervistata da Bruno Vespa per il libro ‘Il rancore e la speranza’ in uscita l’8 novembre per Mondadori/ Rai Libri. – continua sotto –
“Io non sento affatto la dimensione dell’assedio. È il racconto che si fa di me. So che ci sono nemici disposti a fare qualunque cosa pur di buttarmi giù. Ma non mi spaventano. Come ho detto all’inizio del mio mandato, non sono ricattabile. Ma capisco che per alcuni gruppi di potere che hanno controllato a lungo l’Italia questo sia un problema”, dice la presidente del Consiglio.
“Quello che mi stupisce – aggiunge la premier – è la totale invenzione di liti con i miei alleati di governo. Ho letto miei virgolettati in cui insulto Salvini che non solo non sono stati mai pronunciati, ma nemmeno pensati. Quando leggo pezzi di rassegna stampa con Matteo e con Antonio Tajani, restiamo basiti. Capisco che alcuni giornali vogliono mandarci a casa: legittimo, ci mancherebbe. Quello che non è accettabile ed è estraneo a qualunque deontologia è mettere tra virgolette cose mai dette né pensate”.
Nelle ultime settimane, la presidente del Consiglio ha annunciato la fine del rapporto con l’ex compagno Andrea Giambruno, dopo la diffusione di alcuni fuorionda trasmessi da Striscia la Notizia e relativi a parole e comportamenti del giornalista di Rete4. Negli ultimi giorni, il caso legato all’audio della ‘telefonata fake’ di due comici russi che a settembre hanno avuto una conversazione con la premier. – continua sotto –
La Meloni non è nel bunker, dunque? “Ma figuriamoci. Per dimostrare quanto sia profondo il mio nervosismo, dicono: si confida con la sorella Arianna… Ha capito – risponde Meloni a Vespa – che grande notizia… Sa qual è la verità? Sono degli inguaribili misogini. Tentano di accreditare la tesi che la testa di una donna non può reggere di fronte alla pressione. Come quei legislatori che, fino a qualche decennio fa, ritenevano che le donne non potessero fare il magistrato perché, quando hanno il ciclo, non ragionano bene”.