“Il prossimo Consiglio Europeo del 13 e 14 dicembre arriva al termine di un anno complesso, che ha visto l’Unione europea nel suo complesso e i singoli Stati membri dover fronteggiare sfide e minacce esterne che ne hanno condizionato l’agenda e con le quali dobbiamo, e ancora dovremo fare i conti”. Così il premier Giorgia Meloni, intervenendo in Aula per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. – continua sotto –
“Come prevedibile – ha proseguito il capo del governo – l’appuntamento che ci apprestiamo a celebrare verterà in gran parte, ancora una volta, sui grandi temi dell’agenda internazionale. L’appuntamento di giovedì e venerdì a Bruxelles, preceduto da un importante vertice con i Paesi dei Balcani occidentali, ha al proprio ordine del giorno una serie di questioni cardine: l’aggressione russa dell’Ucraina, la crisi in Medio Oriente, l’allargamento dell’Unione Europea, l’attuazione della nuova politica migratoria Ue, la revisione del bilancio pluriennale per adattarlo alle sfide nuove con le quali ci confrontiamo”.
La posizione italiana, ha spiegato Meloni, “è chiara, viene compresa e rispettata”: punta a ottenere l’esclusione degli investimenti per la transizione verde e digitale, e per la Difesa, dal calcolo del debito. “Non si può punire chi investe”, è la sintesi della leader di Fdi, “e non ci si può chiedere di dire sì a un Patto di stabilità che non questo governo, ma nessun governo italiano potrebbe rispettare”.
Sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita, il premier sottolinea che “il governo è impegnato da mesi, in condizioni negoziali non semplici, nelle quali mai abbiamo smesso di perorare un approccio costruttivo e pragmatico, che consentisse finalmente di bilanciare l’elemento della solidità dei bilanci nazionali e sostenibilità dei loro debiti pubblici, con l’imprescindibile elemento della crescita e del sostegno agli investimenti. Non è stato così fino ad oggi, non possiamo permetterci che continui ad essere così da domani”. – continua sotto –
“L’Italia – precisa Meloni – sta partecipando attivamente al dibattito sulla definizione dell’agenda strategica da adottare il prossimo giugno, ovviamente non faremo mancare il nostro contributo e il focus italiano sarà concentrato sulle priorità: pensiamo che una Ue così ampia deva concentrare il suo lavoro sui grandi temi su cui gli Stati non possono competere da soli, lasciando agli Stati le questioni più prossime alla vita dei cittadini nel rispetto della sussidiarietà”.
“Se nonostante una trattativa difficilissima la partita” sul Patto di Stabilità “è ancora aperta e l’accordo finale posticipato” a una nuova riunione Ecofin dopo il Consiglio Ue è “perché a Bruxelles tutti riconoscono che la posizione italiana è sostenuta da una politica di bilancio seria che anche oggi voglio rivendicare. L’Italia è una nazione virtuosa, lo testimonia l’avanzo primario, lo dimostra il sistema pensionistico fra i più equilibrati d’Europa. Il tutto accompagnato da dati macroeconomico stabili, soddisfacenti, da un mercato del lavoro che sta registrando dati record, da una borsa che dal 2023 sta facendo registrare la maggiore performance d’Europa, dallo spread sotto controllo”.
“Grazie all’impegno del governo e del ministro Fitto abbiamo registrato risultati straordinari, sulla rimodulazione e l’attuazione del Pnrr, che oggi ci vengono riconosciuti” ha proseguito Meloni. “L’Italia eredita il Superbonus” che è “macigno sui conti” ma “si presenta con le carte in regola”. L’Italia “non vuole spendere senza freni e sperperare senza controllo” ma la situazione “deve considerarsi” ancora “eccezionale e necessita di una governance eccezionale”, afferma Meloni.
“Sosteniamo adesione a Ue di Ucraina e Moldova e candidatura di Georgia e Bosnia” – “Il governo – ha aggiunto il premier – sostiene con convinzione la raccomandazione della Commissione europea di aprire i negoziati di adesione con Ucraina e Moldova, e condividiamo la raccomandazione a conferire lo status di candidato alla Georgia. L’Italia sostiene fermamente il cammino europeo della Bosnia Erzegovina: concedere lo status di candidato ha già portato progressi, e potrà farne di più dentro lo status negoziale piuttosto che fuori”.