Napoli – “Una recente analisi ha rivelato che il settore aerospaziale in Campania ha registrato un notevole aumento delle esportazioni pari al 48,3% rispetto all’anno precedente, segnando il picco più elevato mai registrato”. Lo afferma Luigi Carrino, presidente del Distretto Aerospaziale Campano e ordinario di “Tecnologie e Sistemi di Lavorazione” presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” che sarà il protagonista del secondo Wmd Meet, giovedì 11 gennaio, alle ore 16, per discutere e introdurre i temi principali del “Wmd 2024”, presieduto da Alfonso D’Aria, che si terrà a “Città della Scienza” dal 23 al 25 maggio. – continua sotto –
“Questo dato significativo – continua Carrino – richiede una riflessione attenta, poiché può essere interpretato in diversi modi. In primo luogo, i numeri potrebbero riflettere un recupero dopo i rallentamenti e le perdite subite dal settore aeronautico a causa della pandemia e dei lockdown. Durante questo periodo, le compagnie aeree hanno drasticamente ridotto gli investimenti, causando una pausa nell’intera economia legata all’aeronautica e un blocco degli ordini. Quindi, parte di questo aumento potrebbe rappresentare semplicemente un recupero di quanto era stato perso durante la crisi. D’altra parte, un’ulteriore spiegazione potrebbe derivare dall’aumento del valore unitario delle esportazioni, causato dall’incremento dei costi. Tuttavia, un’analisi approfondita deve verificare se la combinazione di questi due effetti è sufficiente a giustificare un aumento così significativo delle esportazioni”.
“Un elemento chiave che merita attenzione è la capacità delle imprese del settore di non rimanere passive di fronte alle sfide, ma piuttosto di investire in innovazione sia a livello di prodotto che di processo anche nei momenti più difficili – osserva Carrino -. Questa proattività potrebbe essere un importante fattore contributivo all’espansione delle esportazioni, dimostrando la resilienza e l’adattabilità della filiera aerospaziale campana”.
“Il nostro Paese occupa le primissime posizioni nelle classifiche internazionali relative alla produzione scientifica ad elevato impatto, ma si trova nelle ultime posizioni per la capacità di trasformare la conoscenza in innovazione – aggiunge il numero uno del Dac -. Questo problema non esiste nel settore spaziale dove, con il 4,1%, l’Italia è al quinto posto tra i principali paesi per numero di brevetti nel settore (dati Oecd). La riduzione dei costi di lancio nello Spazio, la possibilità di progettare e realizzare micro e nano-satelliti basati sulle competenze e sulla creatività tecnologica dei talenti meridionali consentono un notevole ampliamento delle applicazioni e la generazione di spazi di economia finora inesplorati. Nel Mezzogiorno è presente in campo spaziale un notevolissimo patrimonio di capacità industriali, di competenze scientifiche e di talenti con enorme creatività tecnologica. Qui sono localizzati atenei riconosciuti a livello internazionale per l’eccellenza della formazione e della ricerca spaziale e non è un caso che al Sud, in Campania, lo Stato italiano abbia voluto localizzare il Cira (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali)”. – continua sotto –
“L’enorme patrimonio di competenze e l’elevato livello di creatività tecnologica presente tra i giovani del Sud – conclude il presidente del Dac – è un valore che all’estero hanno già compreso e utilizzato, come dimostra la localizzazione a Napoli di importanti Academy. A partire da questi talenti, lo ‘Spazio’ consentirà di generare nuove iniziative imprenditoriali al Sud, soprattutto se si saprà integrare digitale e compatibilità ambientale”.
Alfonso D’Aria sottolinea “l’importanza di investire in innovazione tecnologica e formazione per stimolare il rilancio dell’economia italiana e rimanere competitivi sui mercati internazionali. E’ necessario un collegamento efficace tra enti formatori, scuole, università e aziende impegnate nella sfida dell’innovazione. Il primo obiettivo – rimarca D’Aria – è proprio quello di favorire questa connessione, superando le criticità di comunicazione nella filiera e nel dialogo tra piccole e medie imprese e grandi player internazionali”.